Attacchi social e cybersecurity: i nuovi allarmi

Raccontata con le parole tecniche - “troll”, “server”, “account” - di chi mastica social e questioni di Rete sembra quasi un gioco. Ma la storia dell’attacco cibernetico al presidente Mattarella non può e non deve essere sottovalutata

DOMANDA:

False generalità per attaccare il presidente della Repubblica. Mi chiedo dove siamo arrivati. Che in giro ci sia gente capace di giocare col computer e di commettere reati via Internet non è certo una novità, ma arrivare a questi punti. Ma chi ha agito cosa crede, che noi italiani campiamo solo ed esclusivamente attaccati a un computer e a ciò che ci propina? Spero proprio che questi personaggi vengano individuati e paghino. Gianni, Varese

RISPOSTA: 

Raccontata con le parole tecniche - “troll”, “server”, “account” - di chi mastica social e questioni di Rete sembra quasi un gioco. Ma la storia dell’attacco cibernetico al presidente Mattarella non può e non deve essere sottovalutata. Quei 400 messaggi simultanei che chiedevano le dimissioni della più alta carica dello Stato sembrano una prova, la messa a punto di un nuovo, inquietante modo di destabilizzare, creare confusione e tensione. Niente di positivo, insomma, per il Paese. Senza inseguire quelle che per il momento sono illazioni, c’è un dato certo. Se è vero che i messaggi sono partiti da motori stranieri è altrettanto vero che le false generalità sono state create in Italia, poi si è creata la catena di Sant’Antonio che spetterà a Polizia Postale e Antiterrorismo ricostruire. Non è questione da poco, perché per effetto di questo attacco il nostro Paese ha dovuto fare i conti con i timori degli investitori esteri e mostrato una fragilità che di fatto non ha. Trovare responsabili e registi di questa operazione non può essere considerato un passatempo è questione di sicurezza, per tutti. ivano.costa@ilgiorno.net