Il cervello e la pancia

A un matrimonio, Berlusconi è lo sposo: fanno a lui le congratulazioni

Milano, 14 aprile 2018 - A un matrimonio, Berlusconi è lo sposo: fanno a lui le congratulazioni. A un funerale, Berlusconi è il morto: fanno a lui le condoglianze. Per la prima volta in 24 anni, il nostro non ha guidato la delegazione del centrodestra al Quirinale. In maggioranza o all’opposizione, vincitore o sconfitto alle elezioni, era lui il protagonista. Era fatale che la novità avesse un prezzo. L’altra sera il Cavaliere è riuscito a definire correttamente Salvini «il nostro leader» (e Dio solo sa quanto deve essergli costato), ma lo ha introdotto (come forse previsto) e lo ha chiosato (come certamente imprevisto). E mentre Salvini leggeva la dichiarazione, Berlusconi batteva il tempo: l’anziano direttore d’orchestra accompagnava il giovane e brillante primo violino. E se il capo della Lega – d’accordo con Berlusconi – metteva il M5s al primo posto tra gli interlocutori possibili, il capo di Forza Italia – in disaccordo con Salvini – scacciava il M5s dalla ridottissima lista degli interlocutori possibili. E adesso? Come verrà ripagata l’urgenza di una soluzione sollecitata ieri dal capo dello Stato? Se Di Maio accettasse di incontrare Berlusconi come usa tra nazioni belligeranti alla fine di una guerra, il governo si farebbe in quattr’e quattr’otto, senza richieste pesanti da parte di Forza Italia.

Ma il giovane capo politico del M5S non vuole e non può, pena la scomunica dei suoi. Definire Berlusconi «il male assoluto» – espressione abitualmente usata soltanto per Hitler –, come ha fatto Alessandro Di Battista, non è certo meno grave di «persone che non conoscono l’Abc della democrazia», come ha detto il Cavaliere. Il quale non accetta (e lo si capisce) di essere trattato come un delinquente dopo aver dominato la scena politica nazionale per un quarto di secolo, aver incontrato più capi di Stato e di governo di qualunque presidente del Consiglio italiano e riscosso parecchie decine di milioni di voti in ogni tipo di elezioni. Tutto questo non è un’illusione ottica ed è bene che il M5S ne prenda atto. Al tempo stesso Berlusconi deve convincersi che i tempi sono cambiati, visto che gli ‘ignoranti di democrazia’ sono il primo partito italiano e che è Salvini e non lui a guidare la comitiva di centrodestra al Quirinale. «Non è Di Maio a dirmi cosa debbo fare», ha detto il Cavaliere ieri a Termoli, in Molise, arringando la folla dal predellino della sua auto, come dieci anni fa quando tutti lo davano per morto e lui resuscitò proprio dal predellino di San Babila. Ma Berlusconi che cosa vuol fare? La tentazione di mandare tutti al diavolo andando all’opposizione c’è. La speranza che Salvini e Di Maio si brucino costringendo Mattarella a fare il ‘governo di tutti’ (compreso il Pd) è legittima, ma flebile. Conviene al Cavaliere rompere un centrodestra di cui anche ieri ha ricordato la compattezza? Forse no. La settimana prossima il capo dello Stato intende scoprire le carte. Sarà il momento in cui il cervello (di tutti) dovrà prevalere sulla pancia.