Pd, la sconfitta ha mille padri e mille correnti

La mia opinione è che la sconfitta di Matteo Renzi alle recenti elezioni politiche non è imputabile al suo impegno in favore dei diritti civili

MIlano, 20 marzo 2018 

LETTERA

Gentile direttore, sul calo di consensi andati al Pd non andrebbe sottovalutato il fatto che, secondo i sondaggi, la maggioranza degli italiani non riteneva prioritarie leggi come quelle sulle unioni civili, il divorzio breve e il testamento biologico. Invece il Pd, e in particolare il suo segretario Matteo Renzi, ne ha voluto fare una battaglia personale, illudendosi di fare una “cosa di sinistra”, mentre gli altri partiti ascoltavano i veri problemi della gente. Vedran Guerrini

RISPOSTA

La mia opinione è che la sconfitta di Matteo Renzi alle recenti elezioni politiche non è imputabile al suo impegno in favore dei diritti civili. Su quei temi le sensibilità sono da sempre trasversali, e dopo la fine della loro unità politica sotto le insegne della Democrazia Cristiana i cattolici votano in ordine sparso. Credo piuttosto che l’ex premier abbia scontato la scarsa collegialità all’interno del partito e la tendenza a voler personalizzare e accentrare su di sé le sorti del governo e del Paese. C’è del vero nella presa di posizione di un giovane militante Pd di Avellino, Nicholas Ferrante, che ha rinfacciato ai vertici di aver trasformato il Pd in un partito “marcio” e schiavo dei giochi di potere e dei pacchetti di tessere. Renzi anche su questo ha delle colpe, perché si era autoproclamato rottamatore del vecchio e invece non sempre ha dato l’impressione di voler inaugurare una fase realmente nuova nel suo partito e alla guida del Paese. sandro.neri@ilgiorno.net