La morte di Sana e la potenza dei social network

L’onda di indignazione si è sollevata e la voglia di verità si è rafforzata quando le prime ipotesi sull’omicidio si sono fatte largo nel mare delle informazioni diffuse on line

Milano, 10 maggio 2018 -

DOMANDA:

Caro direttore, dunque la ragazza bresciana (ripeto: bresciana) di origine pakistana morta in circostanze misteriose è stata uccisa. Dopo settimane di supposizioni, l’autopsia effettuata in Pakistan avrebbe dimostrato la rottura dell’osso del collo della giovane. Beh, io penso che senza la determinazione dei suoi amici nel far emergere la verità, questa storia sarebbe ancora avvolta nel più fitto dei misteri. Ma non è ancora finita: la verità è da raggiungere. Stefania C., Milano

RISPOSTA:

Come lei penso che, senza la determinazione degli amici pakistani di Sana Cheema, questa vicenda non sarebbe mai venuta a galla. Ora che l’ipotesi dell’omicidio si è fatta molto concreta, ritengo anche che i responsabili possano essere rapidamente assicurati alla Giustizia. C’è un altro aspetto, tuttavia, che mi fa riflettere. Chiaramente tutto si è mosso a partire dalla volontà degli amici, ma ancora una volta è emersa la potenza dei social. Perché l’onda di indignazione si è sollevata e la voglia di verità si è rafforzata quando le prime ipotesi sull’omicidio si sono fatte largo nel mare delle informazioni diffuse on line. Tanto vituperati in questi giorni, i social network invece in questo caso hanno dimostrato il formidabile potere che sono in grado di mettere nelle mani dei cittadini. Pensiamoci. E pensiamo anche a come questo potere possa provocare danni o portare enormi benefici a seconda di come è utilizzato. sandro.neri@ilgiorno.net