I rischi del web: non lasciamo soli i nostri ragazzi

Piaccia o no, il modo di comunicare dei ragazzi è cambiato.

Milano, 18 febbraio 2019 - 

LETTERA 

Che sia vecchio è fuori discussione, sono nonno. E non lo dico con rammarico o tristezza. Semmai ho del rammarico per quello che abbiamo messo a disposizione in modo distorto ai ragazzi. Mi spiego: nei giorni scorsi è arrivata mia nipote, 15 anni, a farmi visita con una amica. Accompagnatore mio figlio. L’età è di quelle difficili, si sa. Non mi aspettavo braccia al collo ma per due ore che è rimasta in casa non ha fatto altro che guardare il telefonino, lo stesso l’amica: non si sono rivolte una parola. Ma è una sua amica. Fatico a capire. Marco, Milano

RISPOSTA

Piaccia o no, il modo di comunicare dei ragazzi è cambiato. Il web è diventato la loro piazza, in alcuni casi il loro campetto di gioco. Basta un dato: sette su dieci entrano nei social quando ancora non hanno quattordici anni, quindi con il benestare dei genitori, si suppone. Dei rischi ormai sappiamo tutto, sono state approvate leggi per la tutela dei minori in Rete. Bullismo e cyberbullismo sono monitorati, quello via web è più subdolo ed è in grado di fare danni psicologici ancor più gravi alle vittime. Proprio dalle ultime norme per arginare il fenomeno, quello che emerge è il ruolo fondamentale affidato alla scuola. A lei è affidato il compito di favorire lo sviluppo della coscienza critica dei ragazzi per renderli anche cittadini migliori, capaci di ragionare con la propria testa senza farsi influenzare da “amicizie” virtuali. Alle famiglie il compito di sorvegliare. ivano.costa@ilgiorno.net