Rilancio tecnologico

Occorre un piano straordinario di investimenti per accelerare la trasformazione digitale del Paese

Milano 4 giugno 2019 - Occorre un piano straordinario di investimenti per accelerare la trasformazione digitale del Paese. È questa l’unica strada per rilanciare la crescita e assicurare benessere e prosperità alle nuove generazioni. Questa opinione è sempre più diffusa tra gli addetti ai lavori, ma fa fatica ad affermarsi nell’agenda delle priorità dei governi italiani. Siccome gli effetti dell’avvio di un processo del genere si percepirebbero soltanto dopo molti anni, la logica dell’utilità elettorale immediata, che domina l’agire degli attori politici del nostro Paese, spinge chi sta al governo a puntare su provvedimenti a forte impatto e in grado di produrre subito benefici, spesso apparenti, sulla qualità della vita delle persone. Ma così facendo il Paese non andrà lontano e il suo sviluppo non decollerà mai. L’allarme nei giorni scorsi è stato lanciato anche dal Governatore della Banca d’Italia durante le sue “considerazioni finali” che hanno accompagnato la presentazione della Relazione annuale 2018. Le sue parole sulla necessità di una stabilità politica hanno dominato le ricostruzioni giornalistiche, mentre sono passate quasi sotto silenzio le considerazioni che Ignazio Visco ha svolto in relazione al preoccupante allarme italiano nella rivoluzione tecnologica.

Un ritardo nell’automazione della produzione, che si associa al limitato sviluppo delle reti di telecomunicazione di nuova generazione: «Ai settori che compongono l’economia digitale – ha denunciato il Governatore – è oggi riconducibile il 5% del totale del valore aggiunto, contro circa l’8% in Germania e una media del 6,6% nell’Unione europea». Peraltro la pubblica amministrazione non funge da traino nell’introduzione delle nuove tecnologie. L’indice di sviluppo dei servizi pubblici digitali elaborato dalla Commissione europea, come ha ricordato lo stesso Visco, pone l’Italia al 19° posto nell’Unione. I dati dell’indice Desi segnalano che in Italia il 19% degli individui non ha mai usato Internet, mentre su base europea siamo all’11%. Come ha sottolineato più volte anche Confindustria digitale, bisogna accelerare i programmi di digitalizzazione. Il suo presidente, Cesare Avenia, ricorda che l’Europa ha messo a disposizione dell’Italia 11,5 miliardi dal 2014 al 2020, ma a fine 2017 l’Italia ne aveva spesi solo il 3% e impegnati il 10%.