Raccolta rifiuti, più che servizio è un supplizio

"Il microchip ha anche altri scopi, primo fra tutti quello di consentire una pesatura più facile del rifiuti, una volta arrivati al centro di smaltimento"

Milano, 23 marzo 2018 - 

LETTERA

CARO DIRETTORE, per favorire la raccolta differenziata dei rifiuti nella mia città ci obbligano addirittura a usare i sacchi con il microchip, in grado quindi di identificare chi dovesse sgarrare. Con tutto quello che già paghiamo per lo smaltimento del pattume, non credo che i cittadini debbano essere trattati come potenziali criminali, da sorvegliare con il chip. Credo che su questo tema la sensibilità non manchi. Quindi i Comuni evitino di esagerare. Antonella, Desio (Monza)

RISPOSTA

IL MICROCHIP ha anche altri scopi, primo fra tutti quello di consentire una pesatura più facile del rifiuti, una volta arrivati al centro di smaltimento. Faccio solo due considerazioni. La prima: la raccolta differenziata è un dovere civico, che può dare grandi vantaggi in termini ambientali. Vale dunque la pena di farla, e di farla con criterio. La seconda: la raccolta dei rifiuti è un servizio, e come tale andrebbe pagato. Invece le amministrazioni locali si ostinano a considerarlo un modo come un altro per far pagare una tassa, tra l’altro cara. Non si spiega altrimenti l’enorme differenza di costi da Comune a Comune. Proprio in questi giorni la Camera di Commercio ha sottolineato come, da una città all’altra, le variazioni nei casi peggiori sfiorino il 200 per cento. E non si capisce, francamente, come sia possibile, posto che la qualità dei servizio è molto simile. Infine, l’idea che possano venire a frugare anche nei nostri sacchetti della spazzatura disturba anche me. Preferirei di gran lunga una serissima campagna di sensibilizzazione. sandro.neri@ilgiorno.net