Quella ragazza di periferia con la pistola

Più che sullo pseudo curriculum da “cattiva” ci si dovrebbe soffermare sul perché una diciottenne aspirante tatuatrice sia arrivata all’arresto per rapina

DOMANDA:

MI HA STUPITO vedere la foto di quella ragazza che a soli diciotto anni si è messa a fare la rapinatrice. Soprattutto quella posa, da dura. Certo sono immagini scattate per stupire, da mettere sui profili del web, ma insomma che una ragazzina si metta in testa certe cose mi inquieta perché lo interpreto come il segnale di una persona che già si è chiamata fuori da questa società prima ancora di esserne entrata a farne veramente parte. Una resa che è diventata una sfida pericolosa. Sabrina, Milano

RISPOSTA:

LA RAGAZZA con la pistola, come è stata descritta, con il suo piglio truce e lo sguardo da dura è un pugno in pieno volto. Più che sullo pseudo curriculum da “cattiva” ci si dovrebbe soffermare sul perché una diciottenne aspirante tatuatrice sia arrivata all’arresto per rapina. Non che la cosa sia più grave perché stiamo parlando di una ragazza piuttosto che di un ragazzo, ma è grave perché ci si ritrova ancora a fare i conti con un problema che è lontano dall’essere risolto: quello delle periferie. Perché qui non è questione di giovani che scimmiottano telefilm. Il nocciolo della questione è che non è stato creato un tessuto che eviti di far sentire le differenze, differenze nella qualità di vita e servizi, nelle opportunità di studio e di crescita. È una questione di inclusione, irrisolta dopo anni e anni di discussione e promesse. Nelle periferie delle grandi città resta difficile crescere e per i ragazzi il rischio di imboccare strade sbagliate è più elevato, la storia di quella giovane è un atto di accusa. ivano.costa@ilgiorno.net