Psicologi al servizio dei diritti umani

Nel capoluogo lombardo esiste la più avanzata e vivace comunità professionale psicologica d’Italia. Si spiega così la nascita della rete associativa ReDiPsi - Reti di Psicologi per i Diritti Umani

Milano, 22 settembre 2020 - A Milano il dibattito culturale e sociale sui diritti umani è molto fertile. Inoltre, nel capoluogo lombardo esiste la più avanzata e vivace comunità professionale psicologica d’Italia. Si spiega così la nascita, proprio all’ombra della Madonnina, della rete associativa ReDiPsi - Reti di Psicologi per i Diritti Umani. ReDiPsi nasce per valorizzare la proficua intersezione che esiste, e va sempre più consolidandosi, fra la professione psicologica e l’universo dei diritti umani. A livello nazionale ReDiPsi rappresenterà un riferimento unico per tutti i professionisti, per tutte le realtà che si dedicano alla tutela e alla promozione dei diritti, ma soprattutto, per ogni persona, ogni cittadino ogni uomo e ogni donna che dall’impegno e dai frutti di tali reti vorrà ottenere per sé e per gli altri dignità, rispetto, felicità e benessere.

«ReDiPsi – spiega la presidente, Gabriella Scaduto, psicologa psicoterapeuta- nasce per valorizzare la conoscenza di tutto ciò che riguarda i diritti umani dentro la professione di psicologo e per promuovere i contributi cruciali che la professione di psicologo può dare per il benessere, il progresso e l’armonia dell’umanità tutta. ReDiPsi è una rete di esperienze e di competenze nuove, che vuole lanciare nei diritti gli psicologi con tutto il loro bagaglio di esperienze. ReDiPsi è una strada verso un nuovo modo di intendere la professione psicologica ed è uno strumento che vuole offrire alla società il meglio di una scienza e di una professione nate per creare pace e felicità».

Gabriella Scaduto, dopo aver studiato psicologia e lavorato per molti anni nell’universo della tutela e della promozione dei diritti umani in Sud America, per Unicef - Bolivia, collaborando con l’Unità di attenzione a vittime e testimoni di violenza sessuale, violenza di genere e Tratta e Traffico di esseri umani, è rientrata in Italia per dedicarsi alla clinica e alla cura dei traumi individuali e familiari: «Nel 2015 – precisa – ho trovato nell’impegno sociale e per i diritti dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia un profondo legame e una profonda sintonia con quanto andavo via via maturando alla luce della convergenza fra le mie due principali esperienze umane e professionali».