Prigionieri dei veti

Starà adesso al presidente della Repubblica raccogliere e tentare di mettere insieme i cocci di una situazione disperata

Milano, 20 aprile 2018 - Un refolo di vento pareva aver increspato l’acqua stagnante di una crisi difficilissima ma poi, quasi a sorpresa per come si era messa la giornata, la politica non ha saputo fare il salto e guardare più in là del proprio naso, tanto da ricadere prigioniera di reciproci veti e nulla produrre. Così starà adesso al presidente della Repubblica raccogliere e tentare di mettere insieme i cocci di una situazione disperata, frutto di partiti che ragionano attraverso suggestioni maggioritarie da dirimere con regole proporzionali. Il tutto complicato dall’incombente e cieco ricatto del popolo del web che giudica il compromesso sempre un inciucio e l’avversario il male assoluto, cui il nanismo dei leader non sa porre argine. Certo, c’è molta tattica in quanto accaduto ieri, nello stop and go al secondo giro dell’esploratrice Casellati, ma alla fine resta la delusione per una intesa che pareva alla portata, se non nella convenienza, di tutti. Tutti avrebbero dovuto fare un passo indietro per farne uno avanti insieme. Loro e il Paese. Paese che ogni giorno di più si sta stufando di questo spettacolo grottesco, fatto di maldissimulati personalismi e formule vuote il cui fine è voltare a proprio vantaggio il famoso gioco del cerino da lasciare acceso in mano all’avversario. Il sospetto a questo punto è che in più di uno dei protagonisti persegua obiettivi che poco hanno a che fare con quanto vanno dicendo: si blatera di programmi invece si pensa solo a entrare a Palazzo Chigi, si chiede l’incarico e sotto sotto si fa di tutto per tornare al voto o a garantirsi una redditizia opposizione. Va a finire che alla fine il cerino resterà in mano nostra.