In montagna non è mai una passeggiata

Equipaggiamento, attenzione, preparazione non valgono solo per gli alpinisti che scalano le vette più ardite

Milano, 20 settembre 2020 - 

LETTERA

Questa settimana sul vostro quotidiano avete dato notizia, se non ho contato male, di sei vittime fra gli escursionisti che si sono avventurati fra le montagne e i boschi a caccia di funghi: una notizia che mi ha sconvolto, perché credo che questo modo di perdere la vita sia davvero assurdo. Lucia, Bergamo

RISPOSTA

Cara Lucia, premesso che non esiste un modo conveniente di perdere la vita, devo darle ragione. Credo che il conto totale sia nel frattempo salito a sette. Sette persone morte su sentieri affrontati con la speranza di raccogliere un porcino con cui cucinare un risotto. Nell’esperienza della cronaca locale, cui tanto spazio dedichiamo, le domeniche e i sabati nei quali registriamo incidenti di questo genere sono innumerevoli. E non da oggi. Eppure, devo confermarlo, il fenomeno quest’anno sta assumendo dimensioni francamente inquietanti. Una vittima al giorno è davvero troppo. Io non sono un esperto di montagna e l’unico approccio che ho avuto con i funghi è quello della cucina. Non sono quindi l’uomo giusto per dare consigli, ma non penso di sbagliare se attribuisco questo dramma silenzioso non al fato ma all’improvvisazione. Cercare funghi sarà anche attività rilassante, ma non va presa alla leggera. Equipaggiamento, attenzione, preparazione non valgono solo per gli alpinisti che scalano le vette più ardite, ma anche e soprattutto per chi si accontenta di modesti obiettivi, specie se li affronta con banali scarpe da ginnastica ed è poco esperto.

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