Ricordiamoci quel nomignolo: "Macaroni"

Così erano apostrofati quegli italiani, tanti, troppi, che dopo la guerra, a ondate, raggiunsero il Belgio per lavorare nelle miniere

DOMANDA:

Varrebbe la pena in questo periodo così confuso di annunci e promesse, di prese di posizione che cambiano a seconda del vento e del “sentiment” che ci si ricordasse del monito lasciato da quelle 136 croci di italiani morti a Marcinelle. Quando i migranti eravamo noi “brava gente” non fummo trattati esattamente come i benvenuti e il tributo pagato fu alto. Il nostro torto? Essere usciti massacrati da una guerra e aver cercato di guadagnarci il pane all’estero. Aldo, Milano

RISPOSTA: 

“Macaroni”, così erano apostrofati quegli italiani, tanti, troppi, che dopo la guerra, a ondate, raggiunsero il Belgio per lavorare nelle miniere. Quello che doveva essere un “esodo” controllato dal governo - 50mila lavoratori - con centri di raccolta, verifiche mediche e poi viaggio su treni speciali (merci) divenne presto un’ondata di oltre 180mila anime. Tante se ne contavano in Vallonia. Poi ci fu Marcinelle, ci vollero i morti per “scoprire” come erano considerati gli italiani. A distanza di sessantadue anni questo pezzo di storia di migranti ha ancora tanti aspetti di attualità. Non può essere relegato a una mera ricorrenza, una cerimonia e... dovere fatto. Certe ricorrenze possono dare ancora insegnamenti ai giorni nostri. ivano.costa@ilgiorno.net