Il filo che lega Luana, Mottarone e la nostra fiducia

Quand'è che la tutela della vita degli altri è diventata un valore ipotetico, quantificabile, sottostimabile?

Luana D'Orazio ha lasciato un figlio di cinque anni

Luana D'Orazio ha lasciato un figlio di cinque anni

Secondo una perizia della Procura di Prato, le misure di sicurezza che avrebbero dovuto proteggere Luana D'Orazio – l'operaia di 22 anni morta in una fabbrica tessile – erano state manomesse per accelerare il ritmo della produzione.

Se così fosse, saremmo davanti allo stesso copione che a Mottarone ha condotto alla morte di 14 persone. Che sia per denaro, sciatteria, volontà o convenienza, in questo Paese la tutela della vita degli altri è spesso un valore ipotetico, quantificabile, sottostimabile.

Chiudere un occhio, manomettere un macchinario, falsificare una perizia perché «c'è la crisi», «tengo famiglia», «bisogna darci una mossa», «costa troppo»: a tutti i livelli, l'esito non cambia: le persone rischiano la vita. Perché la stessa mentalità che oggi uccide una giovane madre operaia, domani fa crollare un ponte togliendo la vita a 43 persone.

Ogni giorno, in treno, sull'autobus, in auto, quando passiamo un semaforo o prendiamo l'ascensore, abbiamo fiducia che l'ingegnere, il tecnico o il gestore responsabile della sicurezza abbia fatto bene il proprio lavoro. Se manca quella fiducia, manca tutto.