Leva obbligatoria. L’ordine resta: “Rompete le righe”

Basta la parola. Pronunciare naja e scatenare una marea di reazioni è meccanismo ormai più che consolidato

Milano, 13 agosto 2018

LETTERA

Qualche mesedi addestramento e di militare non farebbe per niente male ai nostri giovani. Quella del ministro Salvini sarà magari una provocazione, ma di sicuro è un’affermazione che va valutata. Io il militare l’ho fatto e devo dire che mi ha insegnato che nella vita vanno rispettate regole e gerarchie. Troppo poco? Forse. Di sicuro sempre meglio vivere una simile lezione che crescere frastornati dagli smartphone senza sapere cosa vuol dire dividersi una razione K. Alberto, Sondri

 

RISPOSTA

Basta la parola. Pronunciare naja e scatenare una marea di reazioni è meccanismo ormai più che consolidato, oliato da un senso di nostalgia che le ultime generazioni non potranno mai comprendere. Un po’ come per le case chiuse, altro tema che ciclicamente scalda gli animi e torna a galla senza portare a niente. E così anche questo della leva obbligatoria non può che restare argomento da spiaggia, in primis per una questione di costi. Rimettere in moto la macchina dell’addestramento (definiamolo così) di massa presenterebbe un conto che oggi il paese non può certo permettersi. Già il ministro Tria ha i suoi grattacapi per cercare di tenere i bilanci sulla rotta del risanamento e in autunno si vedrà con quali stratagemmi raggiungerà l’obiettivo, figuriamoci se può dedicare tempo e risorse a una variabile come la leva obbligatoria. Che fa? Storna i fondi per l’Esercito vero, quello fatto da personale altamente addestrato, per dirottarli alla formazione delle reclute? Quantomeno improbabile. Per i ragazzi è già partito il “rompete le righe” dalla naja, della loro educazione dovranno continuare a occuparsi famiglie e scuola. ivano.costa@ilgiorno.net