Lavori usuranti, una legge solo sulla carta

Chi ha onestamente lavorato e chi vuole onestamente iniziare a farlo devono essere anzitutto rispettati

DOMANDA:

CARO DIRETTORE, mi faccio promotore della frustrazione dei giovani che non riescono a entrare nel mondo del lavoro. La causa è mia e di tanti altri pensionandi che potrebbero usufruire della legge 232/16 (41 anni, precoci/usuranti) ma, a causa degli errori fatti dai Patronati e da lunghi ritardi dell’Inps nell’evasione delle pratiche, siamo tenuti nel limbo. Perché ci sono colleghi che con 41 anni sono già in pensione da mesi? Perché io che ho sempre fatto lavori usuranti vengo trattenuto in questa situazione? Che la legge 232 sia una mera “trovata” elettorale? Giovanni Battista Stefanoni

RISPOSTA:

SPIACE SEMPRE VENIRE a conoscenza di casi come il suo, che in un sol colpo farebbero risolvere due problemi. Da un lato, la legittima aspettativa di pensione di chi, stremato da decenni di lavoro usurante e dopo aver versato puntualmente i contributi, meriterebbe di godersi davvero la vita con spensieratezza invece di subire l’ansia di una attesa offensiva. Dall’altro, la disponibilità contemporanea di un nuovo posto di lavoro per un giovane. Il suo caso, nel quale non entro non conoscendone completamente i complessi aspetti, riflette però una condizione di frustrazione che accomuna chi legittimamente aspira alla pensione e chi, altrettanto legittimamente, cerca lavoro. Parliamo di migliaia di persone e, con esse, di intere famiglie lasciate nel limbo. Dagli esodati vittime della legge Fornero ai lavoratori usurati fino ai disoccupati. Un dramma del Paese che meriterebbe risposte urgenti e leggi più chiare e semplici. Ma anche maggiore professionalità e sensibilità da tutti coloro i quali fungono da consulenti e soprattutto dall’Inps. Risposte celeri alle domande e nell’evasione delle pratiche. Chi ha onestamente lavorato e chi vuole onestamente iniziare a farlo devono essere anzitutto rispettati. sandro.neri@ilgiorno.net