Investimenti in crescita

Nonostante gli squilibri nella crescita di internet e l’incombente pericolo di un dominio dell’algoritmo e della prevaricazione dei diritti degli utenti da parte dei giganti del web, sono emersi dati incoraggianti per quanto riguarda l’economia digitale

Milano, 17 luglio 2018 - La settimana scorsa si è parlato moltissimo di sviluppo del digitale anche grazie alla presentazione delle Relazioni annuali al Parlamento da parte dei Presidenti delle tre Autorità garanti (Privacy, Comunicazioni, Concorrenza). Da diverse angolature visuali sono stati affrontati temi spinosi che riguardano in particolare la sicurezza della Rete e la libertà d’impresa nel web. Giovanni Pitruzzella, al suo ultimo anno come Presidente Antitrust, ha denunciato il ruolo (torbido e pericoloso) che gli algoritmi possono svolgere nel coordinare le attività economiche e i prezzi e ha evidenziato la delicatezza della questione dei “big data” come fonte di potere di mercato delle imprese hi-tech, che possono utilizzarli per chiudere i mercati e bloccare l’innovazione proveniente da nuovi attori. Nonostante gli squilibri nella crescita di internet e l’incombente pericolo di un dominio dell’algoritmo e della prevaricazione dei diritti degli utenti da parte dei giganti del web, sono emersi dati incoraggianti per quanto riguarda l’economia digitale.

In particolare Marcello Cardani, Presidente Agcom, ha ricordato che nel 2017 gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni in Italia hanno raggiunto i 32 miliardi di euro (+1,2%), che diventano 54 includendo anche i media e i servizi postali. Il tutto rappresenta il 3% del Prodotto interno lordo. Il traffico dati cresce del 30% in un anno, grazie al maggiore consumo di contenuti video online su rete fissa e soprattutto mobile.Il miglioramento delle prestazioni in termini di copertura delle reti a banda ultralarga è stato netto, tanto che l'Italia, nella graduatoria europea, è passata in un solo anno dal 23° posto del 2016 al 13° del 2017. Quanto ai mezzi d’informazione, la Tv rimane il mezzo con la maggiore valenza informativa, mentre l’editoria, quotidiana e periodica, decresce del 5,2% rispetto al 2016, confermando un trend assai negativo (nell’ultimo decennio ha perso circa metà del suo peso economico). Sale invece a 2,2 miliardi di euro, con un balzo in avanti del 12%, la pubblicità online, della quale beneficiano soprattutto Google e Facebook. La raccolta pubblicitaria di quotidiani, periodici e radio non arriva, invece, a 1,9 miliardi. Si tratta di numeri che confermano un dinamismo crescente degli investimenti in Rete e pongono la necessità di rivedere modelli di business e rapporti tra colossi del web ed editori tradizionali.