Ponti, un crollo all’anno. Ci dicano il perché

La media è di un ponte crollato o collassato all’anno

Milano, 15 agosto 2018 - 

LETTERA

Di fronte alle immagini del crollo del ponte mi è venuto da piangere. Un misto di incredulità e rabbia, poi la mente è subito corsa a persone che conoscevo e che erano in viaggio per passare un ferragosto al mare. Una serie di telefonate con le dita che tremavano nel pigiare i tasti, la voce titubante. Tutti salvi i miei conoscenti. Ma il problema resta, non credo ci siano modi intelligenti di morire, ma perdere la vita così non ha proprio senso. Spero si faccia chiarezza e giustizia. Nicola, Milano

RISPOSTA

La media è di un ponte crollato o collassato all’anno. Dal primo cedimento nell’entroterra ligure (a Carasco, 2013) con due morti, a quello lungo la superstrada Milano-Lecco con un morto nel 2016, al cedimento di un ponte in ristrutturazione sulla A14 nei pressi di Ancona, uccisi marito e moglie (2017). Bilanci che nulla hanno a che vedere con quello di Genova. Ma una cosa la sottolineano: l’Italia sta pagando la mancata attenzione per il calcestruzzo. Sarà battaglia legale, sarà guerra di perizie e di rimpallo di responsabilità, ma il problema della scarsa manutenzione non si può nascondere. Non basta un’armatura del cemento per fare di un manufatto un’opera eterna, il calcestruzzo ha i suoi tempi. Forse vanno rivisti i parametri che consentono di concludere che un’opera del genere non è a rischio crollo, non si spiegherebbe altrimenti come mai l’Italia faccia il conto con un numero così alto di crolli rispetto al resto d’Europa. A meno che non si voglia inserire questa sequenza di tragedie nella casella delle casualità. ivano.costa@ilgiorno.net​