Caso Orlandi, casualità e suggestioni

Solo una speranza, o c’è qualcosa di più fondato che una suggestiva analogia? Almeno alla famiglia sia data una risposta

Milano, 1 novembre 2018 -

DOMANDA:

Ricordo bene il clamore del caso Orlandi, irruppe in un periodo già di per sé cupo. Si stavano vivendo i contraccolpi delle ultime gesta delle Br dopo l’arresto di Moretti. L’Italia aveva ancora paura e la strana scomparsa di quella ragazzina fece subito intendere che dietro potesse esserci qualcosa di intricato. Un groviglio di situazioni e lati oscuri della nostra storia che ogni tanto in questi 35 anni è riaffiorato per poi inabissarsi in un nulla di fatto. Spero che stavolta sia stata, seppur stranamente, imboccata la via della verità. Luca, Milano

RISPOSTA:

Solo suggestione legata al fatto che in quella sede lavorò un monsignore indagato, senza esito, con quattro esponenti della Banda della Magliana per la scomparsa di Manuela Orlandi, oppure da quelle ossa ritrovate casualmente - come accade sempre nelle inchieste sugli episodi più bui - durante lavori di ristrutturazione di locali vicini alla Nunziatura di Roma giungerà davvero una risposta a una famiglia che da 35 anni combatte per la verità? Nella serata di martedì si è improvvisamente ripiombati alla primavera del 1983 quando nelle case degli italiani il volto di una giovane con la fascia tra i capelli e il sorriso di una quindicenne comparve in tv: era il manifesto di una ragazza scomparsa, 40 giorni prima in circostanze simili e con molte analogie era sparita un’altra quindicenne. Da allora il mistero si è fatto se possibile sempre più fitto. Tante ipotesi, varie piste le ombre su quei resti ritrovati in una chiesa dove uno dei boss della Magliana era stato tumulato perché “benefattore”. Ma nessuna conclusione. Solo silenzio e studio delle carte. Per questo diventa un mistero anche l’immediata associazione con il ritrovamento di questi resti con la vicenda di Manuela. Solo una speranza, o c’è qualcosa di più fondato che una suggestiva analogia? Che almeno alla famiglia Orlandi sia data una risposta. ivano.costa@ilgiorno.net