I doveri della politica

Oggi la mafia sembra domata o quantomeno tramortita

Milano, 10 noevmbre 2018 - Oggi la mafia sembra domata o quantomeno tramortita. Le pagine buie delle stragi, ma anche dei pesanti condizionamenti esercitati da poteri occulti sulle scelte di politica nazionale, paiono lontane. Grazie anche al lavoro svolto dai governi del passato, magari inadempienti su tanti altri fronti, ma coraggiosi almeno su quello della lotta al potere mafioso, che ordiva trame destabilizzatrici. L’Italia ha vissuto anni di feroci contrapposizioni tra centrodestra e centrosinistra, ma nelle fasi cruciali della dialettica politica ha saputo smussare animosità e asprezze sublimando le energie in una sintesi superiore, fatta di concertazione e cooperazione sul contrasto dell’illegalità. Ma la gente tende a dimenticare e a lasciarsi condizionare solo dall’emotività superficiale che porta a enfatizzare gli stimoli del presente e ad assecondare il nuovismo a tutti i costi.

Prova a fare chiarezza su alcune pagine del passato Giacomo Ciriello, che due mesi fa ha dato alle stampe il volume “La mafia si può vincere” (ed.Aragno), in cui ripercorre l’esperienza di RobertoMaroni al ministero dell’Interno nei 42 mesi del IV Governo Berlusconi. Ciriello, dirigente nella pubblica amministrazione, ha strettamente collaborato conMaroni, come capo della sua segreteria. Dalla lettura di quelle pagine si ricava la percezione di quanto quel periodo, dal maggio 2008 al novembre 2011, pur contrassegnato da molti scandali che hanno incrinato il rapporto tra il centrodestra e il suo elettorato, abbia rappresentato una delle stagioni di maggiori successi dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Dal “pacchetto sicurezza” al “Piano straordinario antimafia”. Dal Fondo unico di giustizia all’Agenzia per l’amministrazione dei beni sottratti alla mafia. Leggi efficaci, approvate in molti casi con l’appoggio delle opposizioni, nuovi strumenti di contrasto, cattura di superlatitanti, carcere ancora più duro, record di sequestri e confische, protocolli di legalità e controlli negli appalti pubblici, militari a presidio del territorio. La lotta alla mafia portata avanti dall’allora ministroMaroni fece perno sul lavoro del suo predecessore, Giuliano Amato, e sulla unità di intenti con le opposizioni. Un insegnamento che varrebbe la pena di non disperdere, anzi di rinverdire nell’attuale stagione politica giallo-verde, già contrassegnata da un’altissima litigiosità.