Criminalità informatica

Sempre più numerose le denunce per i casi di violenza in Rete: dal revenge porn alla sex extortion, dalla diffamazione alle "truffe sentimentali"

Milano, 22 agosto 2019 - L’ estate in corso passerà agli annali anche per l’incremento esponenziale del numero di denunce e segnalazioni di casi di violenza in Rete. Meritoria l’azione di contrasto della criminalità informatica condotta dalla Polizia postale e delle comunicazioni, che si è concentrata in modo specifico sulla detenzione e diffusione di materiale pedopornografico e sull’adescamento di minori on-line. Nel mese di luglio, la Polizia postale e delle comunicazioni ha portato avanti l’operazione “Action day”, relativa al contrasto dell’abusivismo commerciale on-line. Casi specifici di sequestri preventivi di siti internet truffaldini si sono verificati in particolare nel Friuli Venezia Giulia, perché alcuni gestori di siti internet praticavano prezzi estremamente bassi per vendite on-line ma poi non inviavano la merce acquistata.

Sono in aumento le denunce e le segnalazioni di casi di violenza in Rete riconducibili al reato di revenge porn, recentemente disciplinato con legge ordinaria, alla sex extortion, alla diffamazione on line, alle cosiddette “truffe sentimentali”, alle molestie e sostituzione di persona. Questi reati riconducibili alla macrofamiglia del cybercrime fanno perno su alcune evolute tecniche di hackeraggio che puntano a ottenere vantaggi anche di natura commerciale. In alcuni casi l’hacker ottiene informazioni relative alle attività dell’azienda, ad esempio il pagamento di fatture a certi fornitori, e fa pervenire alla vittima una mail confezionata ad arte in modo da dirottare il pagamento delle fatture stesse verso conti correnti controllati dai malviventi. La speranza di recuperare le somme illecitamente sottratte alle aziende è direttamente proporzionale alla tempestività con la quale si denuncia l’episodio.

Le aziende e le banche su questo possono collaborare, anche monitorando costantemente le piattaforme utilizzate, e privilegiando il rapporto diretto, anche telefonico, con il fornitore, al fine di verificare l’attendibilità di fatture e pagamenti. Crescono infine i casi di truffe effettuate mediante le ricariche delle carte di credito prepagate o su iniziativa di falsi operatori telefonici che, col pretesto di offrire condizioni di contratto convenienti, si fanno mandare documenti di identità via whatsapp dai clienti, che poi utilizzano per commettere illeciti.

* Docente di Diritto dell’informazione Università Cattolica di Milano