Chi vive in un altro mondo

Se agli appelli e raccomandazioni faranno seguito norme più stringenti che almeno poi non si gridi allo “stato di polizia”

Milano, 19 marzo 2020

LETTERA

Inutile negarlo, la gente è tornata a muoversi. Troppo. Io vivo a ridosso di piazzale Loreto-corso Buenos Aires. I primi giorni poche auto, dall’inizio di questa settimana il traffico è aumentato così come si vede molto più movimento. Non va bene. Antonio C., Milano

RISPOSTA

Dal bergamasco trovato domenica a trenta chilometri da casa che si è giustificato dicendo che stava facendo fare una passeggiata al cane, all’ischitano che per tutta la giornata se ne è andato a spasso con la stessa borsetta contenente un paio di articoli e ai controlli rispondeva: sono andato a fare la spesa, ai baresi che hanno scoperto lo jogging. In giorni in cui il virus sta facendo vittime su larga scala con dati che se possibile superano quelli che giungevano dalla Cina, pare ci siano persone che vivono in un’altra Italia. Non possono neppure appellarsi alla scarsa informazione visto che da settimane ormai non si parla e discute che di questa emergenza. È che proprio non hanno la percezione del pericolo e diventano un pericolo per chi sta loro vicino. Se agli appelli e raccomandazioni faranno seguito norme più stringenti che almeno poi non si gridi allo “stato di polizia”. Si sa chi si dovrà ringraziare.