Scarseggiano le competenze

L'Italia è in ritardo nello sviluppo delle competenze digitali

Milano, 21 maggio 2019 - L'Italia è in ritardo nello sviluppo delle competenze digitali. Lo afferma il report “Skills Outlook 2019”, redatto dall’Ocse, che analizza l’evoluzione delle competenze in chiave di trasformazione digitale. Nella classifica il nostro Paese si posiziona in coda. Se non si procederà con programmi di aggiornamento delle risorse umane, numerosi posti di lavoro sono a rischio. Solo il 36% degli italiani sa utilizzare Internet in maniera complessa e diversificata e solo il 21% degli individui tra i 16 e i 65 anni possiede un buon livello di alfabetizzazione e capacità di calcolo. Quello italiano è il terzo peggior risultato. E mentre in molti Paesi Ocse gli insegnanti utilizzano le tecnologie Ict con pari intensità rispetto ad altri lavoratori con istruzione terziaria, i nostri usano le nuove tecnologie ben al di sotto di altri lavoratori qualificati: 3 insegnanti su 4 percepiscono che la loro formazione nell’Ict è inadeguata ai fini dello svolgimento della professione. Tuttavia, essi non percepiscono questo gap come decisivo per la produttività delle loro prestazioni. In realtà comincia ad esserlo. Pochi Paesi, come Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, crescono in termini di competenze digitale.

Gli altri sono per lo più in ritardo. In Cile, Grecia, Italia, Lituania, Repubblica Slovacca e Turchia spesso le persone non sanno apprendere le competenze necessarie per operare nel mondo digitale. Secondo l’Ocse, è fondamentale che gli adulti migliorino le loro carriere per stare al passo coi cambiamenti.  I vari Paesi dovrebbero creare opportunità di apprendimento flessibili e più brevi, sfruttando lo sviluppo di risorse online. È fondamentale consolidare l’apprendimento delle competenze digitali sui luoghi di lavoro e superare la mancanza di motivazione, in particolare in adulti poco qualificati. L’Outlook 2019 Ocse stima inoltre il livello di formazione richiesto per cambiare lavoro e calcola quanto sforzo di formazione è richiesto per facilitare queste transizioni: oltre la metà del lavoro (54%) è ad alto rischio di automazione. I governi devono raccogliere la sfida e pensare a incentivi e meccanismi per coinvolgere i datori di lavoro, le parti sociali e le altre parti interessate a condividere i costi di queste trasformazioni