Pari stipendi. Tra sogni e sponsor

Calcio di rigore. Se fosse stato ancora in campo da difensore De Boer si sarebbe visto fischiare contro la massima punizione

Milano, 14 agosto 2019 -

LETTERA

Molti hanno scoperto il calcio femminile durante questa estate per i Mondiali. È stato quasi un idillio, tanto è vero che si è iniziato a parlare sempre più di questo ambito sportivo e della vertenza perché diventi davvero professionistico con stipendi adeguati. Pareva non dico una cosa pacifica, ma quantomeno sulla quale poter trattare, almeno sino all’uscita di Frank De Boer che da giocatore e tecnico “pragmatico” non ha usato mezzi termini e fatto capire che per conquistarsi certi spazi le donne dovranno faticare ancora molto nel calcio. Fine dell’idillio. Renato V., Pavia

RISPOSTA

Calcio di rigore. Se fosse stato ancora in campo da difensore De Boer si sarebbe visto fischiare contro la massima punizione. Non sarà così, ma le critiche che gli pioveranno addosso per l’intervento deciso non saranno poche. Il contrasto “maligno” è sulla parità di trattamento tra uomini e donne nel calcio. «Se il calcio femminile diventerà popolare quanto quello degli uomini - ha sostenuto in un’intervista - allora si arriverà a questo, perché a quel punto la pubblicità e gli sponsor saranno livellati. Ma attualmente non è così, quindi perché devono guadagnare lo stesso. Penso sia ridicolo», quanto basta per innescare reazioni anche perché proprio le sue connazionali, le olandesi vicecampioni del mondo, sono in prima fila in questa vertenza e per di più lui allena negli Stati Uniti che vantano la squadra femminile campione del mondo. Qualche antipatia se l’è assicurata, ma il suo sguardo arcigno non cambierà, non è mutato neppure quando l’Inter lo licenziò dopo soli 84 giorni di panchina. Al di là dei discorsi politicamente corretti non sono pochi però quelli che nel mondo del calcio la pensano così. ivano.costa@ilgiorno.net​