Il cellulare fumante

Bisogna impedire una buona volta l’uso del cellulare in classe, o è meglio chiudere un occhio visto che in qualche caso può servire a fare giustizia?

Milano, 23 aprile 2018 - Dice il capo della polizia, prefetto Gabrielli, che il bullismo è una forma di omologazione. Può darsi. Di sicuro è una forma di delinquenza. Minorile, ma non minore, perché se cominciano così fin da piccoli, da grandi saranno probabilmente dei grandi delinquenti. O comunque dei pessimi cittadini. Allora, bene i tre bocciati dell’istituto di Lucca, ancora meglio se fossero stati definitivamente mandati a zappare, anche se l’agricoltura è una cosa seria, e ha bisogno di braccia e di teste di migliore qualità. Sorte che speriamo tocchi anche a quel manipolo di «omologati» che infieriva a Lecce sul compagno di scuola. Giovani da rieducare, certo, con qualche bella bocciatura, scommettendo sul loro recupero, e soprattutto con un discorsetto chiaro ai genitori. Perché è vero che non possiamo sapere tutto dei nostri figli, ma quando lo sappiamo, primo, bisogna chiedersi dove eravamo, come e perché sono cresciuti a quel modo; secondo dobbiamo convincerci del fatto che la carota fa bene alla vista, ma il bastone può maturare i cervelli. Come l’ora di «lezione di vita», proposta dal nostro giornale come educazione alla convivenza civile.

Detto questo, la vicenda di Lecce pone, o meglio ripropone in altri termini, il problema smartphone a scuola. Strumento di ulteriore barbarie nel caso di Lucca, di denuncia delle vessazioni in quello pugliese. Diverso l’uso, come diversi sono stati gli utenti. Da cui la domanda: bisogna impedire una buona volta l’uso del cellulare in classe, o è meglio chiudere un occhio visto che in qualche caso può servire a fare giustizia? Problema non banale, che esce dalla pura sfera didattica; nella quale ci sta il rispetto per i docenti e per i compagni, e non ci starebbe il telefonino. Allora, azzardiamo un compromesso: cellulare in uso fino a quando non arriva l’insegnante; cellulari spenti e tutti sulla cattedra quando l’insegnante è in aula. Come ai concorsi. Non sarà l’antidoto contro cretini e violenti. Ma gli toglierà di mano la pistola fumante. Lasciandola ai ragazzi che non sono omologati. E neppure delinquenti.