La potenza di uno scatto

Quando c’è bisogno di una foto per capire allora lì è finita la pietà. E anche la ragione.

Milano, 18 luglio 2018 - Quando c’è bisogno di una foto per capire allora lì è finita la pietà. E anche la ragione. Non servì a fermare lo sterminio la foto di quel bambino che alzò le braccia davanti ai mitra dei nazisti nel ghetto di Varsavia. Non servono quasi mai le foto. Non servì nemmeno la foto di quella bambina che nuda correva per fuggire dalle bombe del Vietnam. Si disse che quella foto aveva cambiato l’andamento della guerra ma erano esagerazioni, la guerra finì come finì per altri motivi. Non è servita a fermare la strage la foto del bambino trovato annegato sulla spiaggia, che ci sembrò così sconvolgente, perché quel bimbo sembrava ed era vestito come i nostri bambini. Lo spazio di esaurire l’emozione e tornò tutto come prima. Non servirà nemmeno l’ultima foto che ci forniscono le cronache, che descrive il terrore di due donne e di un bambino abbandonati tra i resti del loro relitto, dopo che i soccorritori libici avevano salvato un centinaio di naufraghi su una carretta alla deriva.

Quelle due donne erano state lasciate lì, pare, perché non volevano tornare da dove era partito il loro viaggio verso il sogno. Non volevano tornare sulla costa dei trafficanti. Avremo modo di sapere come siano andate davvero le cose, resta nei nostri comodi occhi l’immagine di quella donna che si era aggrappata a quella tavola per sopravvivere e non ce l’ha fatta. Resta nei nostri comodi occhi il corpicino nudo di quel bambino che galleggia come una foglia, come un fuscello sulle onde calme del mare. C’è bisogno di foto per capire che non può essere così che si esce da questa tragedia? E che non se ne uscirà nemmeno con una gara dei buoni sentimenti. Né scaricando la colpa da una parte o dall’altra. Nella divisione dei pareri e delle soluzioni c’è un limite che non si può valicare ed è quello del rispetto dovuto a chi è morto e che non può essere strumentalizzato. Beati coloro che non hanno bisogno di foto per capire che cosa sia giusto fare.