Quando il calcio si gioca il buonsenso

E pensare che lo sport dovrebbe essere soprattutto scuola di vita

Milano, 4 ottobre 2019 - 

LETTERA

PURE QUESTA. Ho avuto un nipote che è stato talmente nauseato dalla vicenda cartellini e obbligo di restare legato a una società che a un certo punto ha preferito smettere. Certo era più grande di quei bambini scartati nel Milanese. È la dimostrazione che ormai il calcio ha solo fame di profitti e ha perso la sua vocazione popolare. Non parliamo poi della valenza “ludica” che ormai è una definizione che resta solo sulla carta. Altro che fare “formazione” tramite lo sport. Davide P., Milan

RISPOSTA

E PENSARE che lo sport dovrebbe essere soprattutto scuola di vita. La vicenda dei baby calciatori invitati da una Scuola calcio (appunto) milanese, con una gelida lettera indirizzata ai genitori, a rivolgersi altrove per coltivare i propri sogni dà il segno di come il business detti ormai le regole. Così ai genitori è spettato il compito di trovare il giusto modo per spiegare a figli di dieci anni che non si devono sentire degli “scarti”, che è solo una questione di posti, di riorganizzazione... Che non sia esattamente così spetterà alla Figc accertarlo, ma il passo falso resta ed è grave perché le vittime sono bambini. L’offerta di un’altra società di accogliere tutti i ragazzini è encomiabile, richiama tutti alle finalità della pratica sportiva in tenera età, ma difficilmente servirà da lezione a chi ha inviato quelle lettere “ciclostilate”. Se la caccia a presunti campioncini deve costare il sorriso di decine di bambini è meglio che il calcio si interroghi. ivano.costa@ilgiorno.net