L’autovelox in città non è sempre la giusta soluzione

"Impossibile non chiedersi come faccia un consulente d’impresa in giacca e cravatta a essere la mattina a Cinisello Balsamo, a pranzo in Duomo, il pomeriggio ad Assago e la sera a casa in Lorenteggio o in Bovisa"

A MILANO, in via Famagosta, l’anno scorso una signora incinta con un bambino per mano è stata travolta da un’auto mentre attraversava la strada non sulle strisce pedonali. Da allora c’è, distante dal luogo dell’incidente ma sempre in un punto senza attraversamenti pedonali, un autovelox che semina multe a raffica. Con rispetto per la tragedia umana, trovo sbagliato quell’autovelox. Quel tratto di strada è ad alto scorrimento. Che senso ha tenere la velocità a 50 all’ora?

Paolo V. 

IL SENSO, IN QUELLA PRECISA via e non solo, è di fare prevenzione. Cioè di costringere le auto a rallentare per evitare altre possibili tragedie. Giustamente. Detto questo, l’autovelox costa poco e produce tanto alle amministrazioni comunali. Lei evidenzia una cultura contro le automobili che è diffusa nel nostro Paese. E evidenzia anche lo scontro fra ideale e realtà. È ovvio che le auto inquinino e facciano ingrassare. È parimenti chiaro che andare in bicicletta è green e fa dimagrire. Però sarebbe opportuno tenere in considerazione che Milano è una città con fitta presenza di società di servizi, è la capitale italiana del terziario. Impossibile non chiedersi come faccia un consulente d’impresa in giacca e cravatta a essere la mattina a Cinisello Balsamo, a pranzo in Duomo, il pomeriggio ad Assago e la sera a casa in Lorenteggio o in Bovisa. A Mosca, che ha le dimensioni di Mosca e non di Milano, in centro non ci sono semafori e limiti di velocità, il traffico è veloce e scorrevole. I pedoni usano sottopassaggi e sopraelevate. Che però, è evidente, costano più degli autovelox.

sandro.neri@ilgiorno.net