Anni di piombo, una verità ancora da scrivere

Proprio in concomitanza con l’anniversario della morte del giudice, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di desecretare e rendere pubbliche tutte le carte che documentano l’attività professionale di Guido Galli

Milano, 21 marzo 2018 -

DOMANDA:

Caro direttore, in questi giorni di marzo, 30 anni fa, veniva ucciso a Milano il giudice Guido Galli. Le rievocazioni di quel barbaro attentato, in tv, hanno mostrato ancora una volta l’immagine simbolo di quel corpo coperto da un lenzuolo bianco, riverso sul pavimento di un corridoio dell’università: l’ultima immagine di Guido Galli, uno degli eroi della lotta contro il terrorismo degli Anni di piombo. Guai a dimenticare il sangue versato da uomini come lui in una stagione ancora fitta di misteri. L.P.

RISPOSTA:

Proprio in concomitanza con l’anniversario della morte del giudice, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di desecretare e rendere pubbliche tutte le carte che documentano l’attività professionale di Guido Galli. Compresi gli atti dell’inchiesta che lui stesso aveva terminato appena prima di essere assassinato. Le indagini giudiziarie e il processo seguiti alla sua tragica morte hanno chiuso quel capitolo, accertando le responsabilità degli attentatori. Resta, sullo sfondo di questa drammatica vicenda, oltre al dolore dei familiari del giudice, il mistero sulla parabola di Prima Linea, la formazione terroristica che firmò l’agguato omicida. Secondo gruppo più feroce e pericoloso dopo le Brigate Rosse, Prima Linea - che con l’omicidio Galli si avviava comunque ad essere sgominata - resterà sempre un’incognita per la scelta degli obiettivi da colpire. Spesso uomini riformisti e garantisti come era il giudice Galli. sandro.neri@ilgiorno.net