I cugini smemorati

Sia benedetta politicamente la vicenda di questa nave, al di là dei disagi per quella povera gente. Teniamoci caro questo gesto italiano che ha scoperchiato il pentolone delle ipocrisie

Milano, 13 giugno 2018 - A forza di mangiare zuppa di cipolle, si sono rovinati lo stomaco. Peccato. Se vengono disarmati a una frontiera, possiamo fornirgli qualche ricetta (gastronomica) e tanti medicinali contro l’acidità di stomaco. Anti vomito. Tra parenti si fa questo e altro! Perché noi vogliamo bene ai cugini francesi, e onestamente riconosciamo la loro superbia, pardon, superiorità. Rispetto a noi, ad esempio, sono più buoni con gli extracomunitari. A Ventimiglia rispettano talmente i migranti che non li vogliono sottoporre a ulteriori fatiche di viaggio: li bloccano lì, vista mare. E quelli che non hanno bloccato, li rimandano in Italia dove si sono trovati bene, come la signora morta di parto a Bardonecchia. Ammettiamolo: una generosità sans frontières. Con la vicenda di Aquarius abbiamo appreso che hanno persino un primo ministro: si chiama Philippe (di cognome) e ai vertici internazionali non lo si vede mai. Forse sta in cucina. Meglio, quando esce dice delle sciocchezze: «Italia cinica e irresponsabile».

Che pulpito! Gente che ha ancora le colonie, mentre noi non andiamo più neppure in colonia. Fuor d’ironia. Sia benedetta politicamente la vicenda di questa nave, al di là dei disagi per quella povera gente. Teniamoci caro questo gesto italiano che ha scoperchiato il pentolone delle ipocrisie. Con la sinistra francese che attacca Macron, la destra spagnola che attacca Sanchez, e la commissione europea che difende l’Italia. Le carte si rimescolano; il croupier sembra impazzito. In realtà sono i primi segni di rinsavimento obbligato di un continente egoista che fino a ora ha lasciato solo l’unico Paese altruista, finalmente deciso a non essere pure fesso. In questo Aquarius ora tutti sono obbligati a nuotare. Per la Francia noi saremmo gli squali e loro i pesci rossi. Giusto. Così non hanno nemmeno bisogno di cambiare colore per vergognarsi