Piccole imprese: l'accesso al credito è ancora difficile

Si parla sempre e ci si vanta della capacità artigiana italiana, poi cifre alla mano si scopre che di fatto il sostegno a questa realtà è poco

Milano, 17 febbraio 2019

DOMANDA

Sono un piccolo artigiano, come molti in Italia. Passione per il lavoro tanta, rabbia parecchia. Per ampliare la mia attività mi sono trovato di fronte a una marea di pratiche, costose, da affrontare. Mi sarebbe bastato imprecare contro la burocrazia. Invece devo aggiungere anche la beffa di essermi sentito rispondere no a una richiesta di prestiti in banca pur avendo un’attività solida e giusto qualche macchinario a fare da garanzia. «Tempi incerti», mi hanno detto. Alla fine paghiamo noi gli errori del sistema bancario. Così non si va avanti.  Giacomo, Como

RISPOSTA

Il punto rimane fermo. Nulla è cambiato. Si parla sempre e ci si vanta della capacità artigiana italiana, poi cifre alla mano si scopre che di fatto il sostegno a questa realtà se ne dà poco. L’ultima conferma arriva da uno studio della Cgia di Mestre ed è impietoso. Analizzando i prestiti concessi dalle banche, in un periodo in cui un imprenditore senza essere spregiudicato sa benissimo che investire è fondamentale, solo il 18% dei prestiti concessi, pur in calcolo in termini di quantità, è andato a realtà produttive con meno di 20 dipendenti, che costituiscono il 98% del motore produttivo italiano. Anche in questa casistica la Lombardia è in controtendenza, facendo registrare un segno più nei prestiti concessi, ma resta sempre l’enorme differenza tra quanto concesso ai grandi (pochi) e quanto ai piccoli (tanti). Un divario da riequilibrare