Cimici e vespe, guerra fra alieni: sì all’importazione dell’ "arma letale"

Frutteti lombardi sotto assedio

L'antagonista

L'antagonista

Milano, 8 settembre 2019 - L'arma letale. Definitiva. Almeno così sperano gli agricoltori e le associazioni di categoria come la Coldiretti che pensa di aver trovato l’antagonista naturale per liberarsi della “peste aliena” delle campagne lombarde. Da diversi anni la cimice asiatica, in termini scientifici “Halyomorpha Halys”, l’insettino bruno che a fine estate troviamo nelle case in crescente quantità in cerca di un angolo riparato dove svernare, è arrivato dalle lontane province dell’Oriente, forse a bordo di container o aerei. Non è solo qualcosa di fastidioso, ma una minaccia alle coltivazioni di frutta. Perché si riproduce senza predatori. Mele della Valtellina, ma anche pere, nelle campagne del Mantovano, dove i danni in un anno arrivano anche a sfiorare i 10 milioni di euro, sono il suo obiettivo. Lì lascia le uova, lì le sue larve si riproducono. Attacca le piante, devastandone i frutti, e rovina i raccolti. Nella zona vicina al Po è sotto assedio il 70% delle coltivazioni di pere e il 90 di quelle di pesche è stato danneggiato. In alcune aree si arriva al 100% di perdita della produzione.

«È la Xylella del Nord», ha sentenziato l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi. Che ha chiesto fondi straordinari al Governo. Ma la soluzione, non senza rischi, è quella di farle la guerra con le sue stesse armi, importando il suo più mortale nemico, la “vespa samurai”. Sembra una storia da fumetto, ma l’arrivo della “Trissolcus japonicus” pare l’unica mossa in grado di limitarne la diffusione. E la sperimentazione è stata autorizzata. Ad annunciarlo, il presidente Coldiretti Ettore Prandini, che festeggia la pubblicazione in Gazzetta ufficiale delle norme per la diffusione di specie non autoctone. Come la vespa giapponese. «Se si è sbloccata la situazione è un’ottima notizia - dichiara Paolo Culatti di Ersaf, l’ente regionale che si occupa di agricoltura -. C’è ora da ultimare la verifica sull’efficacia del lancio, che il Ministero sta già portando avanti in condizione di quarantena».

Una volta valutati pro e contro dell’immissione dell’insetto alloctono, potrà iniziare la lotta biologica. Già, perché prima di veder volare per le nostre campagne l’imenottero del Sol Levante bisognerà essere ben certi che si limiti a riprodursi come a casa sua: depositando le proprie uova dentro quelle della cimice asiatica. E magari non faccia lo stesso con altre specie, queste sì autoctone, creando un danno imprevisto. Tutto, quindi, è ancora da verificare. Di certo, quello del parassita asiatico non è il primo caso di alieni nelle nostre campagne. Aerei, importazioni di piante, container, forniscono annualmente rischi di “sbarchi di clandestini” destinati a destare preoccupazione.

Da quasi vent’anni, ad esempio, la stessa Lombardia è alle prese con la “Anoplophora chinensis”, volgarmente detta tarlo asiatico. Un insetto vistoso che divora il legno, arrivato come ospite non annunciato in una partita di bonsai, e che ha invaso le campagne dell’Alto Milanese, fino a spingersi verso la Svizzera. Poco apprezzata anche la presenza dell’ormai celebre gambero della Louisiana, una specie americana d’acqua dolce che ha di fatto soppiantato i fragili gamberi di fiume italiani. Dal nuovo continente è arrivato anche il rustico e prolifico scoiattolo grigio. Ma le specie infiltrate nel fragile reticolo della biodiversità lombarda sono decine. Dall’acqua all’aria. E fermarle è un’impresa non priva di rischi.