Chat utili se usate con criterio

WhatsApp può essere strumento di condivisione e informazione ma non è la soluzione per risolvere piccoli-grandi problemi in classe

Milano, 7 dicembre 2018

DOMANDA

Io e mio figlio facciamo parte di chat di classe, dei genitori, dei rappresentanti e dei ragazzi. Mi chiedo se sia un problema o una opportunità. Lucia, Monza

RISPOSTA

La comunicazione fra individui è cambiata con la diffusione di WhatsApp. Nel mondo esistono miliardi di dispositivi mobili costantemente connessi fra loro. È impensabile che la scuola italiana non sia coinvolta in questa vera e propria rivoluzione e che non abbia il compito di insegnare a gestire questa opportunità. In primo luogo è bene prendere atto dell’esistenza di tanti gruppi più o meno ufficiali composti da soggetti diversi. È ovvio che non si può far parte di tutti: non si stupisca il professore, non si mortifichi il ragazzo, non si preoccupi il genitore. La chat è uno strumento di informazione, di condivisione e di gestione.

È adatta alla segnalazione di un testo, di un luogo, di un orario, al sondaggio delle disponibilità per un incarico o una riunione, alla verifica di una informazione, alla segnalazione di un fatto nuovo o all’aggiornamento su un processo in corso. Non sostituisce l’orario di ricevimento e quindi non può ospitare discussioni su casi singoli, non supplisce al consiglio di classe e di istituto e quindi non è la sede per il giudizio critico su nulla. Per esempio, quando i genitori condividono ansie e confessano timori generano polemiche e difficilmente con questa modalità trovano soluzioni. 

Situazione analoga per i ragazzi quando sottovalutano che quel che postano, compiti compresi, prima o poi finisce nelle mani sbagliate: foto, testi, video e audio on line non sono mai riservati. Infine un suggerimento, tutt’altro che banale. Capita di scrivere sulla chat sbagliata. È un errore più frequente di quel che si pensi. Ed è causa di malintesi e problemi anche gravi e di lunga durata. Per ovviare a questo e a altri equivoci e abusi, la scuola deve educare i giovani all’utilizzo consapevole e equilibrato di questa e delle prossime tecnologie, evidenziando che i problemi non sono intrinseci nello strumento, dipendono dall’uso che se ne fa.