Carpenedolo, offese all’arbitro: il coach ritira la squadra. "Ha perso lo sport"

A Carpenedolo I genitori insultano dagli spalti, Giazzi fa interrompere il match di basket e richiama la sua “under 13“

Coach Marco Giazzi con Simone Pianigiani dell’Olimpia

Coach Marco Giazzi con Simone Pianigiani dell’Olimpia

Carpenedolo (Brescia), 22 gennaio 2019 - Non solo nel calcio. i genitori ultras ormai sono presenti nei campionati giovanili di tutte le discipline. ma questa volta c’è chi ha reagito con coraggio e fermezza di fronte a proteste e insulti degli adulti verso un giovane arbitro di 14 anni, coetaneo dei giocatori in campo. si tratta di marco giazzi, coach dell’under 13 dell’amico basket, il quale ha deciso di ritirare dal campo i propri ragazzi, nonostante il vantaggio di 10 punti. questo perché le offese da parte di alcuni genitori inferociti nei confronti del direttore di gara erano diventati volgari e insopportabili.

Prima di lasciarsi andare ad un lungo sfogo sui “social“, l’allenatore del club di Carpenedolo ha chiesto di omologare la sconfitta della propria squadra per 0-20 contro il Negrini Pallacanestro Quintello 1996, perché «oggi più che mai - come spiegato sulla pagina facebook del club - abbiamo bisogno di segnali forti nello sport giovanile».

Quanto è accaduto ha dell’incredibile: una partita in casa, «col miniarbitro classe 2005 che calca i parquet per le prime volte» e da subito piovono proteste dagli spalti. la squadra di carpenedolo, dopo 6 ko consecutivi, è in vantaggio ma in tribuna ci si agita. nel terzo quarto, spiega Giazzi (che da tre anni lavora con la società bresciana), «un mio giocatore fa un fallaccio non fischiato. e giù insulti». la situazione precipita, il coach chiama un timeout e prova a calmare i genitori in tribuna. «vi state rendendo conto di cosa sta succedendo? noi qui in campo stiamo giocando a basket tutti insieme, ci lasciate fare ciò che ci piace in pace? e poi, potete smettere di protestare e insultarci?», racconta di aver detto Giazzi. «vergognati, deficiente, non devi dire a noi quello che dobbiamo fare, e poi la tua squadra non gioca a basket, chiamalo rugby o pugilato ma il basket è un’altra cosa», la risposta che riceve. La decisione allora diventa quasi inevitabile. Far sospendere la partita e ritirare la squadra, chiedendo la sconfitta a tavolino. «ho spiegato ai ragazzi la scelta. non è colpa loro, non hanno perso i giocatori in campo ma ha perso il basket, anzi lo sport».

La scelta del coach, come detto, è diventata virale grazie al suo post sui social, ripreso dalle principali pagine Facebook dedicate al basket. e la foto di quella palestra vuota dopo la sospensione della partita è devastante agli occhi di tutto lo sport giovanile. «al coach giazzi tutta la stima e solidarietà per un gesto coraggioso - ha commentato viviana beccalossi, consigliere regionale -. darei un “daspo” per allontanare i genitori incivili durante le partite dei bambini o, in alternativa chiederei alle società lombarde di seguire l’esempio di giazzi e ritirare immediatamente i ragazzi al primo insulto proveniente dalle tribune».