Capodanno con Panariello: "Brescia è meglio delle Maldive"

Il comico toscano al Gran Teatro Morato: "Ora mi diverto, ma quando a fine anno dovevo fare spettacoli in cinque posti diversi era una faticaccia"

Giorgio Panariello

Giorgio Panariello

Tre, due, uno… Naomo. C’è Giorgio Panariello sabato sera al Gran Teatro Morato di Brescia per lo show di Capodanno. L’evento clou di una notte in bilico tra canzoni e umorismo che vede impegnati in città pure Paolo Belli & The Big Band in piazza della Loggia, Leonardo Manera e gli Inadatti Band in piazza Tebaldo Brusato, il Quartetto The Euphoria all’auditorium San Barnaba, Max Angioni al Teatro Dis_Play e Moni Ovadia col suo irrinunciabile “Oylem Goylem” al Teatro Sociale.

Giorgio, al Gran Morato propone una versione riveduta e corretta de “La favola mia”, il suo ultimo spettacolo.

"Sì, visti i tempi stretti del tour non avrei avuto modo di costruirne uno completamente nuovo; così tolgo alcuni monologhi e ne aggiungo degli altri, perché ci sono dei passaggi de “La favola mia“ che in un contesto come il Capodanno sarebbero fuori luogo. In teatro, infatti, va bene concludere con un’emozione diversa e lasciare a chi viene a vederti qualcosa che non sia una semplice risata, ma ad una festa di San Silvestro ci si deve divertire. Il fine, comunque, rimane quello di raccontare al pubblico la storia di questi miei 62 anni e salutare assieme il 2023".

Un Capodanno che ha ancora in mente?

"Da uomo di spettacolo me ne ricordo tanti. Gli ultimi li ho fatti con Leonardo Pieraccioni e Carlo Conti. E stare in tre sullo stesso palcoscenico è sempre molto divertente. Oggi mi diverto, ma un tempo mi divertivo meno. Quando ho cominciato ad avere i primi successi con “Vernice fresca“, infatti, per Capodanno facevo anche 5 spettacoli in una notte e nella mia testa la fatidica data si associava inevitabilmente ad una fatica bestiale".

Vale a dire?

"Il primo spettacolo lo iniziavo alle 23 e a mezzanotte, appena stappata la bottiglia, saltavo in auto per raggiungere il locale dov’ero annunciato per le 1, da lì quello delle 2 e così via. Un anno l’ultima esibizione la tenni a Montecatini alle 5 di mattina, davanti ad un pubblico completamente ubriaco con la testa riversa nel piatto per il sonno. Non mi si filò nessuno, ma andai avanti lo stesso con un unico pensiero: il cachet. Che, trattandosi di Capodanno, era più alto di quello abituale. Questa vita l’ho fatta per anni".

Stagioni epiche.

"Faticose, direi. Facevo la mia mezz'oretta e poi via, verso il veglione successivo. Quando tra una tappa e l’altra c’erano lunghe tratte d’autostrada, tipo la Livorno-Firenze, diventava un tour de force massacrante".

Avrebbe dovuto fare come Gigi D’Alessio che, ai tempi d’oro, per spostarsi da un veglione all’altro usava l’elicottero.

"Con Gigi ce lo siamo detti tante volte… Lui aveva a disposizione ogni mezzo, compreso l’elicottero, io invece avevo il Capecchi. Sì, Nando Capecchi l’impresario che mi accompagnava in macchina da una festa all’altra portandosi dietro il thermos del caffè per evitare i colpi di sonno".

Uno spettacolo di Capodanno speciale in un posto speciale?

"Babbo Natale sulla spiaggia non ce lo vedo proprio. Quindi tendenzialmente non mi piace passare Natale o Capodanno al mare. Nel caso, ai Tropici preferisco andarci dopo le feste. Amo invece l’atmosfera che si crea a fine anno nelle località di montagna e quindi, potendo scegliere, mi piacerebbe esibirmi nel palazzo del ghiaccio, che so, di una Cortina o di una Madonna di Campiglio. Ma va benissimo pure una bella città d’arte. Per uno come me, il 31 dicembre meglio Brescia delle Maldive".