The Floating Piers, Piero Angela promuove Christo: "Un’opera che ci svela la bellezza"

Il noto divulgatore scientifico vorrebbe camminare sulle acque

Piero Angela (Fotolive)

Piero Angela (Fotolive)

Milano, 27 giugno 2016 - «È una bella idea, nuova e simpatica. E apre gli occhi su bellezze che forse non vedevamo più». Così il giornalista e divulgatore scientifico di SuperQuark, Piero Angela, promuove la passerella di Christo, che anche ieri è stata presa d’assalto. Code chilometriche, migliaia di persone in attesa a Sulzano sin dal mattino, disagi sì, ma anche tanta pazienza e il desiderio di farcela, nonostante gli ostacoli sul cammino. Tra esperti che criticano la super opera dell’artista bulgaro perché «fine a se stessa», come Vittorio Sgarbi, o che la definiscono «sagra popolare, divertente quanto può esserlo la donna cannone», come Philippe Daverio, continua la parata di vip e comuni mortali sulla passerella, con una sola certezza: non sarà da tutti poter dire di essere riusciti, almeno una volta nella vita, a camminare sulle acque.

Angela, che idea si è fatto di The Floating Piers?

«Mi diverte molto. Io sono sempre favorevole a queste cose nuove, curiose e anche un po’ matte. E poi se l’è pagata lui, no? Non ho capito con quali soldi, ma va benissimo».

Lei ha provato a camminare sulle acque?

«No, non ancora. Ma ci andrei. Mi piacerebbe provare le emozione e capire che effetto fa. Certo, preferirei poter camminare da solo e non con 40mila persone. Forse si poteva pensare di lasciarla più a lungo, un paio di mesi, l’estate, per evitare questo affollamento. Ma penso che sia anche un modo dell’artista per dire “fate presto, affrettatevi, che le cose durano poco”. Insomma, “chi c’è, c’è”».

Accende un faro sulla bellezza del territorio?

«In tutte le opere di Christo c’è questa valenza. Ricordo a Roma quando impacchettò Porta Pinciana. Sono realtà che uno ha sotto gli occhi ma che, proprio per quello, non vede più. Lui le impacchetta e diventano cose nuove. Uno pensa: “l’ho perduta perché è coperta”, poi toglie il velo e le restituisce nella loro bellezza. Le si guardano con uno sguardo nuovo. È un po’ come succede nella vita, quando uno fa l’abitudine a tutto e finisce per non apprezzare più determinate cose. Penso che queste operazioni facciano bene».

Succede anche con la passeggiata?

«Sì. Perché richiama l’attenzione al bello e a paesaggi che anche chi li abitava non vedeva più. E poi restano le emozioni. Ripeto, per me è una bella idea. Se a uno piace va, se a Sgarbi non piace non ci va. Non vedo dove sta il problema. E a me piace e incuriosisce».

Per come è stata concepita, dal punto di vista “ingegneristico”, è un’opera anche scientifica.

«Da questo punto di vista non l’ho analizzata, però sicuramente c’è tutta uno studio alla base, complicato, anche per ricreare l’effetto della camminata che promette l’artista».

Come interpreta la scelta del lago di Iseo?

«Ecco, non ho capito perché proprio il lago d’Iseo e me lo sono domandato subito. Anche perché è un lago un po’ ‘defilato’ rispetto a tutti gli altri e al vicino Garda. Ma forse è proprio per questo, per farlo scoprire di più, per togliere il velo».

Cosa resterà sul Sebino dopo Christo?

«Sicuramente saranno fatte delle valutazioni in merito. Ci sarà chi è arrivato per la prima volta, ha apprezzato il territorio e tornerà. E rimarrà la curiosità».