Brescia, i sindaci gridano a Conte ma lui chiude la porta

Già prima della “salita“ in Prefettura, il premier aveva gelato le velleità di uscire dalla zona rossa: "Capisco il peso, ma serve unità"

La riunione della delegazione dei primi cittadini bresciani in Prefettura

La riunione della delegazione dei primi cittadini bresciani in Prefettura

Brescia, 6 novembre 2020 - "Capisco che ci possano essere chiari dispiaceri, non abbiamo preso questa decisione a cuor leggero. Credo però che debba esserci la massima responsabilità. Anche se ci sono colori diversi nella Penisola, non dobbiamo perdere il senso dell’unità. Dobbiamo piuttosto fare in modo che quei colori possano cambiare al più presto". Così il presiedente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenendo ieri mattina alla firma dell’accordo di programma per il Sin Caffaro, ha ‘congelato’ la speranza di Brescia di poter restare fuori dalla zona rossa lombarda. Secondo i parametri sanitari, la Lombardia Orientale sarebbe in zona arancione e quindi, secondo il Dpcm, il ministero della Salute con la Regione, avrebbero potuto salvarla dal lockdown con un’ordinanza differenziata rispetto a quella della Lombardia Occidentale. Così non è stato, nonostante il pressing iniziato già mercoledì, quando il presidente della Provincia Samuele Alghisi aveva richiesto l’istituzione di aree sub-regionali. Ieri sia i sindaci di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona che l’Associazione dei Comuni bresciani hanno scritto al ministro della Salute Roberto Speranza ed al presidente della Regione Lombardia Fontana.

Nel pomeriggio, diversi sindaci bresciani hanno manifestato il loro disappunto in Prefettura. "Non siamo negazionisti – ha detto il sindaco di Brescia Emilio Del Bono – abbiamo però bisogno di trasparenza sui 21 parametri che definiscono i colori delle diverse zone e che devono essere calati sulle province". Il prezzo del lockdown, sottolinea Del Bono, è troppo alto per essere pagato senza che ci sia un fondamento: il timore è che Brescia possa continuare a restare zona rossa fino a che non calerà la curva del Milanese. Preoccupa molto la tensione sociale. "Se parte l’argine dei Comuni – ha concluso Del Bono – le istituzioni repubblicane non riescono a reggere un anno così. Le regole hanno bisogno di trasparenza per reggere". Anche per Giacomo Massa, sindaco di Gottolengo, "la trasparenza dei dati è un prerequisito fondamentale. La movida milanese non è certo quella di paesini come Gottolengo. Io sono pronto a emanare ordinanze che evitini la chiusura delle attività". Più cauto Marco Zatti: "In questo momento sarei tentato di chiedere qualche apertura, però non vorrei fosse un azzardo in un momento in cui tutti abbiamo idea che le cose vadano bene". Invoca trasparenza sui dati, infine, anche Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo misto im Regione, stupita della ‘retrocessione’ della Campana a zona gialla. "Altrimenti passa un messaggio pericoloso: chi scende in piazza viene ascoltato, chi tace, pur pagando un prezzo altissimo, viene penalizzato".