Verso la transizione, un team in aiuto

Il nuovo sportello bresciano di Arcigay appoggia una cinquantina di persone che vogliono cambiare genere

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di Federica Pacella

Ragazzi buttati fuori di casa nel cuore della notte da genitori che non accettano che il proprio figlio o figlia voglia cambiare genere. Bambini e bambine che non si riconoscono nel loro corpo ma che non trovano supporto nei servizi del territorio. Genitori che si ritrovano spiazzati e si chiedono cosa hanno sbagliato. Sono tante le storie di vita quotidiana che arrivano al gruppo di Auto mutuo aiuto (Ama) avviato nel 2019 a Brescia all’interno di Arcigay Orlando da Andrea Di Martino e Laura Bianchi Frigerio, grazie all’appoggio della presidente Louise Bonzoni.

"Abbiamo un gruppo di circa 40-45 persone – spiega Di Martino – che vanno dai 18 anni in su. Abbiamo avuto anche un paio di persone mandate dagli assistenti sociali. Una quindicina hanno completato tutti gli stadi della transizione, con la rettifica anche anagrafica". Ma i numeri sono più elevati: in Italia, si stimano circa 400mila transgender, 4mila nel Bresciano.

Il gruppo Ama è un primo step, nato soprattutto per permettere alle persone di ritrovare il proprio benessere. Per chi decide poi di avviare la transizione, l’associazione ha avviato il primo Sportello bresciano che mette in rete un team di psicologi (è necessaria la diagnosi di disforia di genere per arrivare al riconoscimento giuridico della transizione), avvocati, endocrinologi, centri di trattamento estetico e chirurgia già operativi. "Un percorso che fino a due anni fa poteva essere intrapreso solo a Verona, Milano, Bologna – ricorda Bonzoni – per mancanza, sul territorio, di tutte le professionalità coinvolte. Lo Sportello che apriamo a Brescia, ora accompagna queste persone fino alla completa transizione".

Chi ha affrontato la transizione in solitudine, sa quanto possa essere utile avere un supporto. "Io ho sofferto per 50 anni – commenta Di Martino – non ho trovato associazioni sulla mia strada. Ho preso questo impegno perché i giovani non devono soffrire. Il percorso è sempre personale, non sempre viene portato a termine ma qui, con il gruppo di mutuo aiuto, tutti possono sentirsi accolti".

Lo Sportello, per ora, si occupa solo di maggiorenni, ma si sta già pensando anche a cosa fare per i minori che, con le loro famiglie, bussano alla porta di Arcigay. "Serve che sia diagnosticata la disforia di genere perché possano essere prescritti gli autobloccanti che evitano lo sviluppo del corpo biologico, in attesa che a 18 anni decidano cosa fare. Ma per ora l’unico centro specializzato è a Firenze", spiega Di Martino.