Omicidio di Urago Mella, si indaga sull'eredità dell'anziana trovata morta

Proseguono serrate le indagini sul decesso di Diva Borin

La casa del delitto in via Ballini

La casa del delitto in via Ballini

Urago Mella (Brescia), 9 marzo 2019 -  Negli ultimi anni Diva Borin, la donna di 86 anni trovata morta nella sua casa di via Ballini nel quartiere di Urago Mella a Brescia, avrebbe avuto più soldi del solito. La signora, vedova da una decina di anni, conduceva difatti una vita ritirata, in cui non si concedeva lussi particolari. Nella sua casa non sarebbero stati presenti beni e oggetti tali da giustificare i prelievi fatti. Non solo. Recentemente la pensionata aveva redatto un nuovo testamento, ultimo di una serie di tre, in cui sarebbe scritto la maggior parte dei suoi soldi vanno all’amico «tuttofare» Salvatore Spina e il resto al nipote. Nelle due precedenti versioni Spina non appare. Gli investigatori stanno cercando di fare luce sui rapporti interpersonali della pensionata, che anni fa aveva perso anche il proprio unico figlio: morto a causa di un incidente stradale.

A starle vicino erano il nipote, con cui ultimamente aveva intensificato i rapporti, la nuora, una nipote acquisita, pochi altri parenti e conoscenti e Spina, il 39enne originario di Salemi e residente a Travagliato, che sabato ha trovato il avvisato le forze dell’ordine di avere trovato il corpo della povera donna. Spina ha incontrato la signora Diva tempo fa mentre stava lavorando nel supermercato che si trova vicino a casa della donna. L’uomo talvolta la aiutava, portandole a casa i sacchetti oppure svolgendo per lei mansioni che lei non era in grado di portare a termine. Tra i due poco a poco, era nato un legame forte, tanto che la signora reputava Spina quasi un membro della famiglia, in grado di avere le chiavi del suo appartamento, a cui aveva libero accesso.

Nei giorni scorsi l’uomo ha spiegato ai cronisti di essere a disposizione della magistratura e di essere tranquillo. Lui, come le altre persone che avevano un rapporto con Diva Borin, comprese un paio di badanti straniere che hanno lavorato per la donna, è stato sentito per cercare di fare luce sull’ennesimo giallo consumatosi nel Bresciano. Tutte le testimonianze potrebbero essere utili a risalire a chi ha strozzato la signora a mani nude aiutandosi, probabilmente, con un foulard. Dalla casa manca il cellulare dell’anziana che risulta spento. I tabulati telefonici potrebbero essere utili a capire chi avesse chiamato la donna prima di morire e viceversa. Gli agenti della scientifica stanno inoltre cercando di stabilire se qualcuna delle persone in contatto con Diva Borin sta conducendo una vita al di sopra delle proprie possibilità, forse con i soldi della povera pensionata.