Infermiera bresciana uccisa a Manchester: fermati due stranieri

La 26enne aveva appena trovato lavoro. Il delitto in casa: forse una rapina finita male

Lala Kamara

Lala Kamara

Calcinato (Brescia), 13 marzo 2019 -  Aveva studiato ragioneria ma il suo sogno, racconta il fratello Ibra, 28 anni, era fare la «nurse», l’infermiera. E Lala quel sogno era riuscita a coronarlo. Lunedì scorso sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro in un clinica di Manchester, dove era stata assunta. Ma il camice bianco Lala Kamara, 26 anni compiuti il 10 febbraio, non l’ha mai indossato. Sabato sera è stata uccisa nel suo appartamento, nel quartiere di Denton. Forse come tragico epilogo di un furto o di una rapina. Il cadavere è stato trovato alle 22,30. Una vicenda ancora avvolta nel mistero, per la quale però la Polizia inglese ha già fermato due giovani, un 21enne e un 25enne originari del Senegal, proprio come lei, sospettati di omicidio.

«Non ci spieghiamo che cosa possa essere successo, è un fatto sconvolgente» racconta il fratello maggiore di Lala, che vive con il padre Alou, la mamma, Tening Diouf, e il fratellino Demba, di appena cinque anni, a Ponte San Marco, una frazione di Calcinato, piccolo comune sulla via per il Garda, in provincia di Brescia. Ieri la casa dei Kamara è stata per tutto il giorno meta di un pellegrinaggio del dolore da parte di amici, parenti e di connazionali. Tra loro, Nango Seck, parlamentare della diaspora del Senegal in Italia, zio materno di Lala. «Le autorità inglesi pensano a un furto o una rapina degenerata, è questa la pista al momento più accreditata» spiega il deputato, annunciando che sabato prossimo la comunità ha organizzato un momento di preghiera e una raccolta fondi per sostenere i Kamara. 

Per cercare di saperne di più lunedì il padre della ragazza, Alou Kamara, è volato a Manchester. L’ambasciata italiana a Londra lo ha convocato. «Noi abbiamo avuto notizia della morte di Lala domenica da una sua amica – continua Ibra - Lei divideva l’appartamento a Manchester con delle coinquiline. La sentivamo regolarmente. L’ultima volta era stato venerdì. Era felicissima per il suo nuovo lavoro. Ce l’aveva finalmente fatta». Cresciuta nel Bresciano e cittadina italiana – aveva 4 anni quando la famiglia aveva lasciato il Senegal - Lala aveva studiato all’istituto Bazoli-Polo di Desenzano e poi aveva vissuto con i parenti prima a Lonato e poi a Calcinato.

Da tre anni aveva fatto le valigie per l’Inghilterra, dove aveva iniziato a lavorare come baby-sitter e come cameriera al Mac Donald e in contemporanea studiava per avere l’abilitazione da «nurse». Da qualche tempo frequentava un uomo: «Non l’avevo ancora conosciuto, non so chi sia, ma non erano fidanzati – prosegue il fratello affranto, scorrendo le foto -. So comunque che Lala era una ragazza solare, che non ha mai dato problemi, non ha mai frequentato cattive compagnie e non ci ha mai raccontato di avere preoccupazioni». Il caso intanto è finito all’attenzione anche della Procura di Brescia. Il procuratore reggente Carlo Nocerino si è messo in contatto con il magistrato di collegamento presso l’ambasciata inglese a Roma e in attesa di avere informazioni ha aperto un fascicolo interlocutorio a modello 45, senza notizie di reato e senza indagati.