Turista bresciano prigioniero in Siria: “Vogliono uccidermi, salvatemi”

La telefonata alla madre dopo quattordici mesi di silenzio

Alessandro Sandrini, bresciano scomparso in Siria

Alessandro Sandrini, bresciano scomparso in Siria

Brescia, 9 dicembre 2017 -  Una settimana in Turchia da solo, al confine con la Siria, 14 mesi fa. La scomparsa nel nulla per oltre un anno. E poi due brevi telefonate alla madre che pochi giorni fa hanno rotto il silenzio: «Mi tengono prigioniero, non si chi siano. Vogliono soldi, potrebbero uccidermi». È mistero su Alessandro Sandrini, 32enne di Folzano, frazione di Brescia, partito il 3 ottobre 2016 per un viaggio in solitaria ad Adana, città turca a poco meno di 200 chilometri dalla Siria, e mai tornato a casa.

«Un caso da tempo noto e seguito dalla Farnesina», ha fatto sapere ieri il ministero degli Esteri, che se ne occupa con i poliziotti della Mobile e la Procura di Brescia. Sulla vicenda è aperta un’inchiesta per sequestro di persona a scopo di estorsione a carico di ignoti. Operaio cassaintegrato, Sandrini aveva organizzato una settimana in Turchia da solo. Il 3 ottobre si era imbarcato su un volo a Orio al Serio alla volta di Istanbul e poi una volta a destinazione si era trasferito ad Adana, dove lo aspettava un albergo prenotato dall’Italia. Da laggiù aveva telefonato alla madre per confermare che era arrivato. Stando alla Polizia, in stretto contatto con gli investigatori turchi, l’uomo in quell’hotel ha soggiornato per il periodo di vacanza. Ma al momento di prendere l’aereo che lo avrebbe riportato a casa, il 10 ottobre di un anno fa, è sparito. Dove, e perché, è da capire. Non vedendo rientrare il figlio, la signora Marini si era subito rivolta alla Polizia, ma non aveva più saputo nulla. Finché il 19 ottobre e 3 dicembre due drammatiche, fugaci chiamate l’hanno fatta sobbalzare sulla sedia. «L’ho sentito terrorizzato e abbattuto, mi chiedeva aiuto – rivela Evelina –. Mi ha detto di avere poco tempo, di non sapere dove fosse e di avvisare l’ambasciata perché è in pericolo di vita, chi lo tiene prigioniero vuole denaro dallo Stato italiano e potrebbe sparargli. Poi il telefono gli è stato tolto. Voglio fare di tutto per riportarlo in Italia».

Difficile localizzare con precisione la provenienza delle telefonate, che potrebbero essere state fatte tramite operatori web. Chi indaga sta ordinando i tasselli di una vicenda su cui pendono molti interrogativi. Non è del tutto chiara infatti nemmeno la ragione della vacanza proprio in Turchia, che Marini, non un habitué di viaggi, avrebbe affrontato in un periodo di «difficoltà personali e di scarsa lucidità» si lasciano sfuggire gli investigatori. Il timore è che possa essere finito in mani sbagliate. Finora non sarebbe stata stata avanzata alcuna richiesta di riscatto. Il bresciano non risulta detenuto nelle galere turche e si esclude possa essersi arruolato in Siria come foreign fighter nelle file dell’Isis. Il caso ricorda da vicino quello di un altro scomparso da Brescia nell’aprile 2016: l’imprenditore 57enne Sergio Zanotti, di Marone. In Turchia per lavoro, potrebbe essere stato rapito in Siria.