Travagliato, intossicazione da funghi: tra gli imputati il chiodino

Dopo il caso della famiglia ancora in prognosi riservata, Ats mette sull’avviso: "La maggior parte dei disturbi da specie commestibili"

Mario Gatta, responsabile dell’Ispettorato micologico di Brescia

Mario Gatta, responsabile dell’Ispettorato micologico di Brescia

Travagliato (Brescia), 6 dicembre 2019 - Consuetudini di famiglia, superficialità nella pulizia e nella conservazione, eccessiva fiducia in metodi della tradizione popolare senza fondamento: sono tanti i motivi che ogni anno portano decine di persone in Pronto soccorso per avvelenamento o intossicazione da fungoL’Ispettorato micologico di Ats Brescia è intervenuto in 21 casi nel 2019 in cui sono state coinvolte 28 persone; nel 2018 e nel 2017 erano stati 54 gli intossicati, in crescita rispetto ai 30 del 2016 ed ai 36 del 2015. Numeri che dicono che la vicenda recente della famiglia di Travagliato, ancora in prognosi riservata dopo aver mangiato una velenosa, è tutt’altro che un caso isolato.

«La maggior parte delle intossicazioni sono dovute a funghi commestibili», spiega Mario Gatta, responsabile facente funzione dell’Ispettorato, che è sempre a disposizione dei Pronto soccorso per aiutare i medici a individuare la tipologia di fungo responsabile del malore e trovare la cura più adatta. Tra gli imputati principali, ad esempio, nel Bresciano c’è il consumo del chiodino. «Viene trattato in modo superficiale – spiega Gatta – i gambi devono essere eliminati e, prima della cottura, bisogna sbollentarli per almeno 15 minuti. L’acqua, dopo la bollitura, va buttata. Invece mi è capitato un caso di 7 intossicate dopo che avevano usato l’acqua di sbollentatura per cuocere la pasta».

Sul sito di Ats sono indicate alcune regole da seguire per evitare controindicazioni. Tra le buone prassi, non far consumare funghi ai bambini, oltre che alle donne in gravidanza. «Molti degli intossicati da funghi non controllati sono proprio i più piccoli – spiega Gatta – la settimana scorsa tre bambini sono finiti in Pronto soccorso pediatrico». Questo non vuol dire rinunciare a raccogliere i funghi, ma buona prassi sarebbe di utilizzare il servizio gratuito di consulenza dell’Ispettorato, che nelle ultime ore diversi Comuni, sollecitati dalla Prefettura, stanno promuovendo, indicando gli orari di apertura delle sedi di Brescia, Montichiari, Leno, Salò, Rovato.

In media, ogni anno l’ente rilascia tra le 200 e le 250 certificazioni: ancora poche, se si considera la diffusione della prassi di raccolta funghi in provincia. «Dalle schede che redigiamo per gli intossicati – spiega Gatta – emerge che in 9 casi su 10 i malcapitati non conoscevano l’esistenza di questo servizio». L’auspicio è che, dopo la vicenda di Travagliato, ci sia maggiore attenzione. «Quello che raccomandiamo – conclude Gatta – è che prevenire è meglio che curare. Invitiamo i cittadini a non affidarsi al fai da te e a prove empiriche, ma a far sempre vedere i funghi raccolti: è un servizio che non costa nulla, ma può prevenire grossi guai».