Tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione: 3 arresti a Brescia e Mantova

L'organizzazione, con base in Libia e Nigeria, favoriva l'ingresso di giovani donne da avviare alla prostituzione con la violenza o sotto la minaccia di riti magici

Una volante della polizia

Una volante della polizia

Brescia, 10 settembre 2019 - La polizia di Brescia ha arrestato tre cittadini nigeriani accusati di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. L'attività investigativa condotta dalla squadra mobile bresciana attraverso intercettazioni telefoniche ha permesso di individuare in provincia di Brescia i terminali (un uomo e una donna) di un'organizzazione con base in Libia e Nigeria dedita a favorire l'ingresso di giovani donne da avviare alla prostituzione. Il terzo arresto riguarda, invece, una donna, che operava nella città di Torino ed attualmente domiciliata nel mantovano. Attraverso la collaborazione del servizio centrale operativo e i canali di cooperazione con la polizia nigeriana, è stato compiutamente identificato anche un complice operante all'estero, con il compito di trasferire le vittime di tratta dalla Nigeria alla Libia, dove venivano imbarcate per farle giungere sulle coste italiane.

L'attività investigativa ha confermato le caratteristiche tipiche delle organizzazioni nigeriane dedite alla tratta di esseri umani finalizzate allo sfruttamento sessuale ed in particolare il ricorso a riti magici (juju) e le minacce ai danni dei familiari in patria, strumenti volti a coartare la volontà delle vittime, costrette a versare ai loro aguzzini somme variabili tra i 20 e i 30mila euro, quale riscatto per affrancarsi dalla madame. Proprio per garantire alla sfruttatrice una rendita per un apprezzabile periodo di tempo, le ragazze, prima di essere avviate alla prostituzione entravano nel sistema di accoglienza e formalizzavano la richiesta di protezione internazionale.

Tale escamotage le rendeva di fatto inespellibili fino al termine della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiati, che ha una durata molto lunga. Una volta formalizzata la domanda di asilo le vittime venivano indotte a scappare dal centro di  accoglienza e costrette a prostituirsi, iniziando a pagare l'oneroso debito. Nel corso dell'indagine, nella quale risultano complessivamente indagati 6 soggetti, tutti nigeriani, è stata raccolta la drammatica denuncia di tre vittime, che dopo aver deciso di affrancarsi dai loro sfruttatori, hanno raccontato tutte le fasi del loro reclutamento e le angherie che hanno dovuto subire durante il viaggio, costituite da violenze fisiche, abusi sessuali e restrizioni forzate presso centri di detenzione libici.