Giovani e reticenti, tracciamento a rischio: "Poca collaborazione, la quarantena fa paura"

La preoccupazione dei medici in campo nel ricostruire la catena dei contagi

La variante Delta è del 40-60% più contagiosa di quella inglese

La variante Delta è del 40-60% più contagiosa di quella inglese

Brescia, 29 luglio 2021 - Non vogliono coinvolgere i loro amici in ‘noiose’ quarantene a ridosso delle vacanze, senza pensare che, così facendo, possono esporre i più fragili al rischio di contagio: così la reticenza dei giovani mette in difficoltà il tracciamento dei positivi. Uno spaccato che emerge dall’esperienza di 15 assistenti sanitari che stanno lavorando al contact tracing, il lavoro fatto da Ats Brescia per ricostruire (ed interrompere con l’isolamento fiduciario) la catena dei contatti di chi risulta positivo a Sars-Cov2. In questo periodo, ogni operatore svolge circa 4-5 inchieste al giorno, per una durata di circa mezz’ora, massimo un’ora (nell’estate 2020 si arrivava a 2 ore); in media si riscontrano 3-4 contatti.

Ciò che rende più difficoltoso il tracciamento da parte di questi professionisti (più della metà se ne occupa da febbraio 2020) è però la scarsa collaborazione dei positivi, seguita dalla barriera linguistica, dalla numerosità dei contatti e dalla mancanza di recapiti validi. La scarsa collaborazione si manifesta soprattutto nella resistenza a riferire i propri contatti e le comunità frequentate regolarmente, con una propensione ad omettere soprattutto i nomi degli amici rispetto a familiari o colleghi di lavoro. Secondo gli operatori, l’attendibilità delle dichiarazioni aumenta con l’età, mentre nella fascia 19-34 anni ci sono le maggiori resistenze.

«Non è infrequente, quindi, che i cittadini rispondano fornendo informazioni parziali – spiega Giovanni Marazza, direttore del dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria di Ats Brescia – non tanto per evitare di apparire come la persona che ha dato origine alla diffusione della malattia all’interno del proprio gruppo relazionale, ma per la preoccupazione di restare bloccati o bloccare parenti o conoscenti nel peridodo di vacanze. Questo atteggiamento non fa altro che alimentare il ‘sommerso’ dell’infezione Covid e la sua propagazione. In tal modo ai soggetti asintomatici o scarsamente sintomatici (spesso i più giovani) si aggiungono i potenziali casi secondari dovuti ad un contatto con un positivo e mai isolati fino all’eventuale comparsa della malattia".

Un aspetto non di poco conto, che sta contribuendo a far circolare il virus, con numeri in progressivo incremento nell’ultima settimana (+54 casi in Ats Brescia ieri, il numero più alto dell’ultimo mese). Di riflesso, anche nel mondo del lavoro si registra un trend in crescita: l’ultimo bollettino Inail dice che a giugno si sono registrati nel Bresciano 17 casi di infortunio sul lavoro riconducibili al Covid, +0,4% rispetto a maggio, con un decesso.