Tonale, il diario del nonno fa scoprire una fossa comune di soldati

Dodici scheletri risalenti alla Grande Guerra ritrovati grazie ai resoconti di un ufficiale del battaglione Valcamonica conservati dal nipote

Gli scheletri sono stati scoperti grazie alle indagini di Sergio Boem

Gli scheletri sono stati scoperti grazie alle indagini di Sergio Boem

Tonale (Brescia) - Ha cercato quei corpi per anni e qualche tempo fa ha ufficializzato il suo progetto. E ora Sergio Boem, volontario dell’Ana di Brescia e alpino, autore del bel libro “Sui prati del Tonale 94 stelle alpine“, gardesano e nipote del tenente Ubaldo Ingravalle, operativo nella prima Guerra mondiale sul fronte della Guerra Bianca in Adamello, ha finalmente avuto il primo riscontro alle sue ipotesi, basate sui diari del nonno: quella fossa comune esisteva.

La zona è quella dei combattimenti tra bresciani e trentini, ovvero tra Italia e Impero Austroungarico e presumibilmente i corpi sono di soldati austroungarici. "Dodici corpi scheletrizzati - dice l’ufficio stampa della Provincia Autonoma di trento - sono stati recuperati nei giorni scorsi, in una fossa comune sopra il Passo del Tonale, dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, in accordo con il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa che ha la competenza esclusiva del recupero di resti umani appartenenti a soldati.

L’indagine archeologica è nata da una segnalazione di Sergio Boem, nipote di Ubaldo Ingravalle, ufficiale del battaglione Valcamonica durante la Grande Guerra. Tutto è partito infatti dal diario dell’ufficiale, custodito dal nipote, che riportava l’informazione di una fossa comune contenente decine di soldati caduti nella Prima Guerra mondiale, durante l’Operazione Valanga del 13 giugno 1918. Solo la perseveranza di Boem, ha permesso di dimostrare che quell’informazione era vera e che in una delle buche di granata che si possono intravedere sopra il passo del Tonale erano ancora presenti i resti di dodici caduti dell’Esercito austro-ungarico". 

Sepolti in una fossa comune, da oltre 100 anni, dalla primavera del 1918 per l’esattezza, e rimasti in quel luogo a testimonianza di un’epoca sanguinosa e del tributo di tante, giovani vite spezzate in un drammatico conflitto che vide frapporsi gente della stessa zona, gli stessi pastori che qualche anno prima lavoravano insieme.

Il Tenente Ingravalle, lo scrisse e il nipote, suo degno erede, non ha voluto dimenticare. E oggi è soddisfatto. "Erano proprio lì – dice Boem, che è anche un raffinato storico - lo sapevamo che quella nota non poteva essere stata scritta invano. La stanchezza e l’orrore dopo quella giornata di combattimenti, doveva essere molta eppure, il nonno volle segnalare personalmente quella frettolosa sepoltura... non lo aveva mai fatto prima. Sono per ora 12 ma attendiamo decisioni dalla Soprintendenza di Brescia e Cremona".