Tolse la vita alla moglie, si aggrava la sua posizione

Il delitto in via Lombroso lo scorso ottobre. Perizie lo ritengono. capace di intendere

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A un primo sguardo era apparso un omicidio esploso in un contesto di grave depressione. Forse un raptus. Il quadro però mese dopo mese è cambiato. E la Procura ora ritiene che dietro la morte violenta di Cristina Maioli, la 62enne docente di Lingua e Letteratura italiana delll’Itis uccisa a coltellate il 4 ottobre 2019 dal marito nell’abitazione di via Lombroso, vi sia altro: la premeditazione, la crudeltà e la minorata difesa. A supporto, un’integrazione investigativa recente a cura della Finanza che avrebbe evidenziato movimenti finanziari sospetti.

Si è dunque aggravata la posizione di Antonio Gozzini, 80 anni. La pm Claudia Passalacqua ha chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare sarà il 28 settembre. L’accusa ora è omicidio pluriaggravato. E si profila una battaglia tra esperti in aula per valutare le condizioni psichiche dell’assassino, reo confesso. Problemi di depressione bipolare, Gozzini per la difesa, rappresentata dall’avvocato Jacopo Barzellotti, è incapace di intendere e di volere. Rinchiuso a San Vittore, pare stia sempre peggio.

Anche una consulenza dell’accusa si era espressa in tal senso, l’uomo era apparso fragile psichicamente e difficilmente imputabile, ma dalle conclusioni si è dissociato il magistrato, che ha ritenuto di procedere. L’anziano aveva riferito al pm di avere ammazzato la moglie perché non voleva più vivere e voleva tenerla con sé per sempre. L’aggredì nel sonno, avventandosi su di lei con un mattarello. Poi la ferì a morte con un coltello da cucina colpendola alla gola, al torace, ad altri organi vitali. Quindi provò a tagliarsi le vene. Rimasto barricato in casa, da solo, per ore, dopo quasi due giorni telefonò a una vicina: "Chiama il 112, ho ammazzato Cristina". B.Ras.