Timken, continua il presidio. I sindacati: "Al lavoro per mediare"

L’azienda potrebbe ricollocare i lavoratori in altre sedi. La più vicina? È in Romania

È continuato per tutto il giorno e per tutta notte il presidio permanente dei lavoratori dell’azienda multinazionale Timken, che lunedì mattina, come un fulmine a ciel sereno, ha annunciato di volere chiudere lo stabilimento bresciano seguendo strategia analoga a tante altre aziende con sedi in più paesi che stanno disinvestendo sull’Italia. Gli operai, che nella giornata di lunedì hanno fischiato il direttore europeo del colosso statunitense Andy Dillon, che è stato scortato da un’auto dei carabinieri, non hanno intenzione di arrendersi, anche perché l’azienda ha lavorato a pieno regime fino al momento della comunicazione. Decine di famiglie potrebbero trovarsi senza un reddito importante e in qualche caso l’unico a sostenerle.

L’azienda, intanto, ha lasciato trapelare che vorrebbe ricollocare i lavoratori nelle sedi più vicine. Ma quella meno distante si trova in Romania. Difficile spostarsi per chi lavora, solo o con i propri congiunti. L’altra ipotesi è un anno di cassa integrazione straordinaria per cessata attività. "Stiamo lavorando per mediare – spiega Antonio Ghirardi, segretario generale della Cgil-Fiom di Brescia – ieri in serata abbiamo incontrato, insieme ai lavoratori, alcuni politici del territorio, che hanno incontrato le nostre motivazioni. Per il momento non c’è l’intenzione di interrompere il presidio. Non escludiamo nuove iniziative". Mi.Pr.