Tignale, l’eremo di pace violato dai malviventi: "Mai furti in 30 anni" / VIDEO

Parroco incredulo dopo il furto della reliquia di papa Giovanni Paolo II

Il santuario sull’Alto Garda, meta di turisti e pellegrini

Il santuario sull’Alto Garda, meta di turisti e pellegrini

Tignale (Brescia), 26 ottobre 2017 - Si fingono pellegrini, aspettano che il santuario chiuda i portoni e poi agiscono indisturbati, facendo razzia del reliquiario con il sangue di Papa Wojtyla e di quello con i frammenti ossei del beato Jerzy Popieluszko. È successo al santuario di Montecastello di Tignale, polo religioso per molti fedeli, soprattutto polacchi, che arrivano sull’alto Garda da tutto il mondo per visitare questo luogo spettacolare, appoggiato su uno sperone di roccia sul lago. La notizia è stata diffusa domenica dal parroco di Tignale, don Giuseppe Mattanza, durante la messa. Il furto però risale al lunedì precedente. "Quando ho dato l’annuncio ho visto la costernazione generale - racconta don Giuseppe -. Le reliquie e gli oggetti rubati non hanno un gran valore economico. Per noi però sono molto importanti sotto il profilo affettivo. Mi auguro che gli autori si facciano un esame di coscienza e restituiscano il maltolto, anche in forma anonima".

Il caso ora è nelle mani dei carabinieri della compagnia di Salò, che indagano con i colleghi del nucleo Tbc (Tutela beni culturali) di Monza. "Chi ha agito lo ha fatto rimanendo nascosto nel santuario oltre l’orario di chiusura (le 18.30, ndr) - continua don Giuseppe -. Le porte non presentavano segni di effrazione. Qualcuno si è acquattato dietro un altare laterale, la tovaglia infatti era stata trascinata. Quando non c’era più nessuno ha aperto le porte dall’interno per fare entrare i complici". I malviventi si sono fatti largo nel cuore del santuario sfondando la porta della sagrestia, sono penetrati nella Casa sacra e hanno trafugato i reliquiari. Da un armadio hanno prelevato sei calici, due pissidi, piattini per la comunione e oggettistica varia. Non paghi, i banditi hanno forzato due porte laterali, adesso distrutte, che danno sulle case del rettore e del custode, hanno rovistato ovunque ma non hanno rubato nulla. "Mai in 30 anni abbiamo subito furti qui - scuote la testa don Mattanza -. È un fatto molto grave, la comunità è ferita". Un'idea il sacerdote se l’è fatta: "Il mio sospetto è che sia opera di qualche balordo che cercava soldi facili e credeva, erroneamente, di essersi impossessato di beni di elevato valore economico. Avrebbe potuto prendere candelabri, opere d’arte e statue del ‘600 di grande valore che invece sono state lasciate al loro posto. I ladri poi conoscevano il posto: per mettere le mani sui reliquiari hanno percorso un corridoio interno, abitualmente chiuso ai visitatori". Il santuario, privo di telecamere di videosorveglianza, è stato passato al setaccio dai carabinieri, che avrebbero già isolato le impronte di più persone.