"Senza casa né lavoro. L’ignoto fuori dal carcere": il racconto di Ernesto

Un uomo di 53 anni, 5 trascorsi al “Nerio Fischione“ di Brescia. Ora, volontario dell’associazione Fiducia e libertà, racconta la sua esperienza

Carcere

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Brescia - «Quando esci non hai nulla, sei senza lavoro, senza un tetto, senza amicizie". Ernesto, 53 anni, originario di Roma, da 30 anni vive a Brescia. Gli ultimi 5 li ha passati al “Nerio Fischione“, dove ha ripagato i conti con la giustizia. Chiuse le porte della cella, si sarebbero aperte, però, quelle dell’ignoto senza il supporto dell’associazione Fiducia e libertà (tra quelle storiche per Brescia, insieme a Carcere e territorio e Volca). "Quando mi è stato detto – racconta - che avrei potuto accedere alla misura alternativa con un progetto di housing, ho dovuto cercare un alloggio. Dal carcere non è semplice, non c’è uno sportello che aiuti a fare ricerche all’esterno. È stato il mio avvocato a mettermi in contatto con la presidente, che avevo conosciuto durante una partita di calcio in carcere. Sono stato in un appartamento preso in affitto dall’associazione".

La sua storia Ernesto l’ha raccontata durante l’incontro di martedì sera, “Con gli occhi sbarrati“, organizzato dal comitato Possibile di Brescia: di fatto, dopo il carcere, molti si trovano a fare un salto nel buio. "Senza occupazione, senza prospettive, con lo stigma del carcere – aggiunge Ernesto, che oggi è anche volontario di Fiducia e libertà – non ci stupiamo se poi si torna a delinquere". Sul fronte alloggi, è emblematico il caso del Comune di Brescia, che da tempo avrebbe alcuni alloggi sociali sfitti, monolocali che nessuno vuole, da mettere a disposizione.

"Abbiamo interpellato la Regione – racconta l’assessore ai servizi sociali Marco Fenaroli – chiedendo di poterli utilizzare per il fine pena. Non c’è nulla da fare, ci dicono che poiché c’è l’emergenza abitativa non può essere cambiata la destinazione". Anche l’assistenza di base e l’occupazione sono un miraggio, in genere a causa dell’assenza di una residenza diversa da quella del carcere. Dovrebbe essere l’ultimo Comune di residenza a farsi carico degli ex detenuti, ma di fatto la maggior parte non ne vuole sapere di occuparsene. "Nel Bresciano – conferma Luisa Ravagnani, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Brescia – il capoluogo fa eccezione, ma per il resto della provincia è un disastro. Il problema è generalizzato, tanto che a livello nazionale è aperto un tavolo di sperimentazione a Firenze". Di fatto, il vuoto (di politica e istituzioni) post-carcere si somma alle condizioni disastrose in cui viene scontata la pena, innescando un cortocircuito che fa male a tutti. Sovraffollamento e carenza di personale rendono un’utopia il fine rieducativo, nonostante i costi altissimi del sistema: 150/180 euro al giorno a detenuto (che deve ripagare il debito) rispetto alla media europea di 50/80 euro.