Tentato omicidio a Montichiari, al processo parla la vittima: "Mi aveva già minacciato"

Il 2 aprile 2021 Antonio Di Sanzo, 28 anni, avrebbe “armato“ il nipote tredicenne contro il rivale

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

"Di Sanzo? Due settimane prima mi aveva già minacciato con una pistola. Era convinto uscissi con la sua ragazza. Ma io non ne sapevo nulla, nemmeno la conoscevo, lei. Continuava a chiamarmi e a controllarmi, l’avevo pure bloccato su Whatsapp. Ma non avevo paura". A parlare ieri, davanti ai giudici, Manuel Poffa, 32enne di Montichiari che lo scorso 2 aprile, al campetto dei Chiarini, è stato ferito a una spalla da un colpo di pistola. La Procura lo ritiene esploso dal nipote tredicenne di Antonio Di Sanzo, 28enne suo vicino di casa ora imputato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, induzione di minore alla commissione di un delitto e detenzione abusiva di arma da fuoco. Ad armare il ragazzino per punire il presunto rivale in amore - questa la ricostruzione accusatoria - sarebbe stato lo zio, Di Sanzo appunto, consapevole che il giovane, avendo meno di 14 anni, sarebbe sgusciato attraverso le maglie della non punibilità: è infatti già stato prosciolto, e per lui è stata disposta la permanenza in comunità. "Con Di Sanzo siamo amici da 10 anni - ha raccontato Poffa, parte civile -. Quella sera poco prima dell’ora di cena ci eravamo incontrati per discutere dell’acquisto di una macchina. C’era anche il nipote. Quando sono rincasato, Antonio mi ha richiamato per chiedermi di uscire di nuovo. Camminavamo vicini sul marciapiede, quando da dietro è arrivato il nipote in bici. Ha caricato la pistola e mi ha sparato. Sapevo che era per la ragazza". Una 40enne romena, sposata e con figli, che pare frequentasse l’imputato, il quale una domenica mattina, loro due in auto, aveva estratto dai pantaloni una pistola carica. "Da un paio di mesi girava armato, voleva uccidere chi usciva con lei". Un gesto che non l’aveva stupito, giacché l’amico "aveva fama di delinquente, si procurava facilmente le armi e girava voce avesse già spedito il nipote e un altro ragazzo a commettere una rapina in una tabaccheria". In aula anche Giorgio Cassa, un altro vicino, che per primo aveva soccorso il ferito: "Ero in giardino quando ho sentito lo scoppio, ho pensato a un petardo. Poi ho notato Poffa in strada, a cento metri da me, cadere ripetutamente a terra, con Di Sanzo che tentava di sollevarlo". Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Gabriella Pezzotta, Di Sanzo è innocente e il nipote ha fatto tutto da solo. Al pm il ragazzino aveva riferito di essere stato ingaggiato dallo zio. Ma all’amico Benedetto Maiello, ieri in aula, non avrebbe saputo spiegare le ragioni del suo gesto. E alla sorella Nicky avrebbe detto di avere sparato di sua iniziativa.