Brescia, tentata rapina a imprenditori: 5 anni ai due banditi

Il blitz sull'autostrada austriaca in Carinzia

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Brescia, 14 settembre 2018 - Del milione di euro su cui avrebbero voluto mettere le mani non c’è traccia. Nonostante il colpo non sia andato a segno per il tribunale di Brescia sempre di rapina a mano si tratta e il gup Carlo Bianchetti al termine del processo celebrato con il rito abbreviato li ha condannati uno a 5 anni e 2 mesi di reclusione e l’altro a un mese in più di carcere. 

Ai fratelli Mario e Massimiliano Perretta, palermitani di 51 e 45 anni da tempo residenti a Brescia, è costato parecchio l’assalto a due camuni messo in atto nel novembre di un anno fa nel parcheggio di un autogrill lungo l’autostrada austriaca «A2», nei pressi di Worther See, in Carinzia. Per loro la Procura aveva chiesto 8 anni di reclusione. Con i due fratelli era finito in carcere, gli arresti eseguiti dalla Mobile di Brescia in collaborazione con i colleghi austriaci erano scattati a metà di febbraio 2018, anche il basista della banda, il 45enne Salvatore Esposito da tempo residente in Slovacchia e che per quella spettacolare rapina ha patteggiato 3 anni e mezzo di reclusione.

Nel mirino del terzetto erano finiti due imprenditori camuni di ritorno da Bratislava. I due fratelli Perretta, armi in pugno, avevano assalito i due bresciani (un imprenditore di 55 anni e un pensionato di una decina di anni più grande) portandogli via alcune borse. I banditi erano poi fuggiti a bordo della propria auto, in seguito abbandonata. Le vittime, che non hanno voluto costituirsi come parti civili, avevano subito denunciato la rapina spiegando che all’interno delle borse c’erano solo vestiti. I poliziotti austriaci all’interno dell’auto dei camuni avevano però trovato ricevute per prelievi bancari eseguiti in Slovacchia per circa un milione di euro. Del denaro però nessuna traccia e la Procura a distanza di un anno ancora sta indagando.

Nel corso del processo è infatti emerso che quel tesoretto non era nell’auto presa di mira dai Perretta, ma probabilmente in un’altra vettura utilizzata dalle due vittime che in Slovacchia sarebbero andate separatamente.